- See more at: http://www.bloggerhow.com/2012/07/implement-twitter-cards-blogger-blogspot.html/#sthash.nOhSHGGv.dpuf

Sviluppo Economico o ancora "no se pol"?


In tutta l'Italia per aprire un negozio di 2.500 mq. è sufficiente una DIA (Dichiarazione Inizio Attività). A Trieste ed in Friuli Venezia Giulia no, il limite è 1.500 mq. Oltre, serve un Piano di settore, lunghi passaggi burocratici e amministrativi, condivisione politica (!). Un bell'"incentivo", no?
Due anni fa, per allinearci al resto d'Italia, provai a far modificare la legge del Friuli Venezia Giulia, con l'aiuto del Consigliere regionale Piero Tononi: niente da fare, "no se pol".
Così mi dissi: "Vediamo se qualche imprenditore è intenzionato comunque ad investire a Trieste, nonostante l'evidente penalizzazione cui, da queste parti, va incontro." In caso di risposte affermative avrei lavorato sull'iter autorizzativo (dura lex, sed lex), per dare la possibilità di sviluppare, nella nostra città, nuovo reddito e nuova occupazione.
Pubblicai quindi un avviso sui quotidiani nazionali e ottenni delle manifestazioni di interesse. Positive.

Oggi ho una delibera pronta dai contenuti importanti. 9 vere proposte di insediamenti commerciali di singole attività sparse in varie zone del territorio comunale. 100 milioni di euro l'ammontare complessivo degli investimenti. Oltre 500 nuovi posti di lavoro per i triestini. Concretamente realizzabili nel giro di un paio d'anni.
Si tratta, in buona parte, di attività e marchi oggi non presenti a Trieste e nella nostra Regione. Importanti nomi nei settori mobili e arredo, sport, elettronica. Dimensioni tali da intercettare e far deviare i flussi di consumatori finora diretti in Friuli o in Slovenia e da trattenere a Trieste la clientela locale.
Sono progettati interventi di alta qualità, così riqualificando, anche urbanisticamente, aree oggi semi-degradate.
Il tutto - quasi incredibilmente - a Trieste, in un periodo di perdurante crisi economica generale.

Eppure c'è chi storce il naso. Qualcuno dice che si deve difendere il piccolo commercio locale. Giusto, ma mi deve spiegare in che modo un megastore di elettrodomestici contrasta con l'attività della panetteria di quartiere. Altri si dichiarano genericamente "contro la grande distribuzione". Bene, in linea di principio potrei anche condividere. Ma allora costruiamo attorno a Trieste delle alte mura di medioevale memoria ed un ponte levatoio perennemente alzato. Solo così potremo impedire l'emorragia di acquirenti triestini verso i grandi negozi di ogni genere merceologico che costellano il territorio italiano e sloveno attorno a noi.

Perché, se ancora qualcuno non se ne fosse accorto, le lingue ufficialmente parlate in viale Tricesimo a Udine sono l'italiano, il friulano, il tedesco e... il triestino. E non necessariamente in quest'ordine. Il Friuli registra naturalmente anche una folta e assidua presenza di sloveni e croati, gli stessi che qualcuno pensava - o magari ancora pensa - che avrebbero continuato ad affollare nei secoli anguste botteghe cittadine per acquistare jeans di bassa qualità da negozianti antipatici. Siamo nel 2010 ed accade esattamente il contrario: le automobili triestine occupano i parcheggi dei grandi negozi di Capodistria, Lubiana, Fiume... Mentre ancora a Udine, senza tante discussioni, parte un centro arredamento da 30.000 mq.

La politica triestina è oggi davanti ad una scelta. Continuare a fingere di non vedere cosa succede oltre il Timavo ed il Rio Ospo assecondando un lento declino commerciale, oppure rendere il nostro territorio competitivo nei confronti di quelli limitrofi. Agevolando la libera iniziativa privata, facilitando gli investimenti, favorendo la concorrenza a vantaggio dei consumatori, creando centinaia di nuovi posti di lavoro per i propri cittadini, soprattutto per i giovani.

E la scelta va fatta rapidamente. Perché gli imprenditori non aspettano i tempi dilatati della politica "politicante". Quando hanno deciso di investire - ed hanno già deciso - lo fanno. Se non sarà Trieste perché qualcuno glielo avrà impedito, sarà Sesana o Monfalcone. Lì pagheranno le tasse, lì andranno a fare acquisti i triestini, lì assumeranno il personale per i propri negozi. Ma, se mai dovesse accadere a causa della "politica" che ha inteso attendere le elezioni o per chissà quale altro pretesto, io voglio poter dire a chiunque, guardandolo negli occhi, di aver fatto fino in fondo il mio dovere di assessore allo "Sviluppo Economico": quello di aver creato per Trieste opportunità di lavoro, investimenti e reddito.

In linea con i princìpi ispiratori del Partito cui aderisco - il Popolo della Libertà - e coerentemente con il mandato amministrativo votato dalla maggioranza degli elettori del Comune di Trieste.
Share on Google Plus

About Paolo Rovis

    Blogger Comment
    Facebook Comment

16 commenti:

  1. I vendi le stesse robe nostre, solo che lori gà un marchio e noi no...

    Scommettiamo che va a finire così Paolo?
    Comunque bravo per l'iniziativa. Bravo davvero.
    Michele Scozzai

    RispondiElimina
  2. Spero che la delibera venga portata in aula e votata. Così i cittadini potranno scegliere cosa fare alle elezioni amministrative. Se no Trieste rimane una città solo per chi può permettersi di vivere di rendita...quasi tutti i giovani che conosco intorno i 25-30 anni(specie maschi, le femmine trovano commessa, barista, segretaria hostess in eventi...) sono in cerca di lavoro. Non credo che quei grandi negozi possano portare alla chiusura di piccoli, e po, anche se proprio fosse, noi non crediamo nel libero mercato? una cosa è cercare di difendere un po' i piccoli, un'altra è bloccare lo sviluppo.

    RispondiElimina
  3. non è facile riprendere in mano Trieste....ma ho sempre creduto che la concorrenza sia l'anima del commercio....infatti da quando a Trieste nn c'è più nulla perche ''no se vol'' e forse anche ''perchè no sepol''nn lavora più nessuno....prendiamo esempio da città come Verona, bella, turistica, con centri commerciali lontani dal centro e domenica e lunedì mattina tutto chiuso...Merano lavora bene, centri commerciali distanti dal centro, il centro chiuso da sabato a mezzogiorno a lunedi mattina, scelte che qui sembrano impossibili,nn è detto che per lavorare bisogna tenere aperto 24 su 24,anzi secondo me è sbagliato, anche perchè in queste belle città, con rispetto di chiusura, i turisti sono tantissimi,i negozi sono molto belli ..
    purtroppo noi nn abbiamo più ne negozi ne marchi e nemmeno produzioni locali...chi si prende questo impegno avrà una ''bella gatta da pelare''
    tutto il mio sostegno a Rovis Claudia Bravin

    RispondiElimina
  4. Per fortuna che il PDL dovrebbe essere "liberale"... dopo le chiusure domenicali, il "piano cinema" arriva l'ennesimo stop allo sviluppo a Trieste. I commercianti della nostra città hanno poco di cui preoccuparsi, visto che io come molti concittadini preferisco sempre più spesso spostarmi oltre i confini provinciali... A Udine poi non si fanno molti problemi con questa normativa, visto che è il secondo anno che mi rifornisco dal Decathlon di Udine Nord (e non parlo di pochi euro). Credo che dare a tutti (imprenditori e clienti) la possibilità di scegliere anche a Trieste non possa essere visto come un problema, forza assessore!

    RispondiElimina
  5. Assessore, Lei rappresenta lo stesso PdL che in Regione ci ha fatto chiudere i negozi la domenica ? Oppure quello è un altro PdL ? Se non lo è credo che Lei stia dicendo delle cose che cozzano con i programmi del suo stesso partito. A quando la prossima lista civica in stile Bandelli ?

    RispondiElimina
  6. Grazie per il sostegno!
    Per quanto all'ultimo commento qui sopra, noto che le idee sono un po' confuse. Il PdL triestino, inclusi i propri Consiglieri regionali, si è schierato compattamente contro la cd. "legge Ciriani" e lo stesso coordinatore regionale del PdL ha convenuto sulla necessità di rivederla a favore di Trieste. La mia delibera su "Trieste Città d'Arte" è stata votata da tutto il PdL nel Comune di Trieste (e anche dal PD). Quindi, come vede, ciò che dico io è perfettamente in linea con il mio Partito e viceversa.

    RispondiElimina
  7. Oggi ho visto in via san Francesco il negozio "Godina" che ha esposto degli stendini con della merce a prezzo allettante (5, 10, 15 euro) quale "specchietto per le allodole" per attirare i clienti.
    La cosa mi ha fatto sorridere!
    Poi pensandoci bene, la cosa mi ha angosciato. Siamo proprio messi male!
    Se un "godina" blasonato negozio cittadino è costretto ad attirare i clienti con mezzi che di norma sono usati dai negozianti itineranti "Stile mercato rionale”, la crisi è profonda.
    La proposta di aprire le porte ai centri monomarca è si allettante, ma mi chiedo se è questa la soluzione da percorrere.
    Trieste è anomala rispetto al resto del paese, mi spiego meglio. In Friuli, Veneto, Romagna ecc. i centri commerciali sono realizzati in periferia con parcheggi gratuiti, e viabilità adeguata. Le amministrazioni comunali "tutelano" i piccoli commercianti, rimasti in città, con iniziative e contributi per rinnovi, investimenti, ecc.
    A Trieste invece si autorizzano centri commerciali in centro città, i quali fanno concorrenza diretta ai piccoli negozianti.
    Si pensi al Giulia, realizzato in tempi non sospetti, in un rione con una viabilità precaria, una sorta di "cul de sac" dove un banale tamponamento mette in crisi un rione intero.
    Si pensi alle Torri, incastonata tra GVT, ferrovia e case, senza un’adeguata logistica a servizio delle attività (zone carico e scarico).
    Come sarà il Silos e La Maddalena"? Visto queste due esperienze di strutture "NEL CENTRO della CITTA" non faranno che creare ingorghi, congestionare rioni e fare concorrenza ai negozi di vicinato portandoli al fallimento.
    Perché i centri commerciali e i centri monomarca non si fanno in zone periferiche?
    Perche non si sfrutta il carso?
    A Prosecco ci sono zone industriali abbandonate, a Banne, Opicina ci sono caserme con spazi enormi da sfruttare, tutte ad un passo da svincoli della GVT.
    I centri commerciali sono alletanti per l'amministrazione comunale essi sono un introito per via di ICI e TARSU (poco sulla tassazione indiretta perchè di norma le società non hanno la sede a Trieste.
    Secondo me Trieste ancora deve decidere cosa farà d grande (poche idee e ben confuse)Porto? Scienza? Turismo? Cultura? Commercio? Mah!
    Se si vuole accelerare sul Commercio almeno si cerchi di non distruggere i commerciati triestini che hanno fatto una vita di sacrifici per costruire un’impresa e sperano di lasciare qualcosa ai loro figli.
    Saluti

    RispondiElimina
  8. Buongiorno, volevo chiedere la tempistica di inizio lavori e di rifacimento di piazza ponterosso cui accennavi oggi.
    Grazie

    RispondiElimina
  9. Buongiorno,
    dal 24 al 26 settembre c'è piazza europa a trieste, ma non ci sono ancora riferimenti sul sito del comune e se si va su turismo fvg solo sull'elenco di eventi per trieste si trova:

    Piazza Europa
    [Fiera, mercato, mercatino]
    TRIESTE Piazza Ponterosso Da Venerdì 24 a Domenica 26 Settembre 2010

    Un pò poco e che si può confondere con due bancherelle tanto per fare.

    Inoltre lo stesso weekend c'è gusti di frontiera a Gorizia, perchè questa sovrapposizione di eventi, una regia regionale per mettere qualcosa il 3 ottobre no???
    Ed al limite il loro messaggio è più parlante in quanto parla di vie del centro e c'è un telefono di informazioni:

    Gusti di frontiera 2010
    [Enogastronomia]
    GORIZIA
    Piazze e vie del Centro Cittadino di Gorizia info tel. 0481 383.406-407
    Da Giovedì 23 a Domenica 26 Settembre 2010

    Penso che per promuovere gli eventi sia da renderli conoscibili meglio possibile e con il massimo del preavviso, soprattutto questi che si conoscono mesi prima.
    Grazie

    RispondiElimina
  10. Nell'ordine.
    1. Gli investimenti proposti in negozi di grande dimensione sono situati appunto in periferia. I loro concorrenti "naturali" sono analoghe attività presso centri commerciali già presenti a Trieste e marchi concorrenti già insediati in Friuli.
    2. Per piazza Ponterosso è partita la progettazione. Stimo che inizio anno prossimo potrebbe essere completata. Poi c'è da fare la gara d'appalto per l'affidamento dei lavori e, infine, l'esecuzione dell'opera. Ipotizzo che primavera prossima i lavori potrebbero partire.
    3. D'accordo con lei, ma "Piazza Europa" è un'iniziativa di Confcommercio, non del Comune.

    RispondiElimina
  11. Spero di non essere visto male a voler esporre la mia contrarietà alla realizzazione di nuovi centri commerciali.
    L'esperienza del vicino Comune di Muggia con il suo centro Free Time ne è l'esempio. Purtroppo si sa che ristrutturare vecchi magazzini o siti industriali/militari abbandonati costa molto di più che creare nuovi centri dal nulla, e le grandi imprese commerciali spingono per costruire su territori vergini. Anche il Comune di Muggia, pur di altro colore politico, davanti alle importanti somme di denaro che arrivavano dalla costruzione di un nuovo centro commerciale, e da questo ricatto della serie "o così o lo facciamo in Slovenia" non ha saputo dire di no. Credo non serva che dica che quel centro è decisamente sovrastimato negli spazi rispetto alla reale utilizzazione.
    Qualcuno più sopra suggeriva che i centri monomarca devono essere distanti dal centro abitato, e con grande posteggio. Questo modo di sviluppo basato sull'automobile non ha futuro. Ma sono l'unico cittadino ad accorgermi che la macchina è oramai un bene di lusso? Anno dopo anno ho un uso sempre più parsimonioso della macchina e pure i costi aumentano sempre. Prima o poi io e tanti altri cittadini del ceto medio, appenderemo le chiavi al chiodo e inizieremo a tornare nella botteghe sotto casa, e quei centri commerciali irraggiungibili senza la macchina faranno la stessa fine delle caserme: grosse costruzioni abbandonate che ci faranno rimpiangere quel po' di verde che hanno sacrificato.
    E senza guardare all'incerto futuro, si deve capire che l'esigenza di avere e muovere la macchina e dettata proprio da questa politica di delocalizzazione dei beni di necessità e del lavoro. 500 posti di lavoro nel carso, vogliono dire circa 400 automobili che ogni giorno si devono muovere da Trieste per arrivar la, e 400 macchine che la sera devono essere posteggiate a Trieste (e considero solo i lavoratori). E chi non ha la macchina perchè fino a ieri non gli serviva, domani la compera e vuole avere il diritto di posteggiarla in città come gli altri. Questo perchè non si considera a priori la mobilità. Provando a passare nella zona del Free Time, ci si può accorgere che c'è gente che cammina sulla strada provinciale, per arrivare ai negozi, scavalcano guard rail e new gersy e sfidando le sorti ad attraversare la via Flavia di Stramare senza strisce pedonali. Il Comune di Muggia è rimasto accecato dai contributi giunti per l'edificazione e non si è minimamente preoccupato di pensare a come far arrivare la gente nel centro commerciale. Provate ad arrivarci da Trieste col bus!
    Allora se proprio si vogliono fare altri centri commerciali si parta dalla fine, si veda di trovare i giusti collegamenti con il centro, e si veda di non svendere il territorio, sfruttando terreni già edificati ma abbandonati.

    RispondiElimina
  12. ....."Gli investimenti proposti in negozi di grande dimensione sono situati appunto in periferia".....
    Apprendo dal IL PICCOLO di oggi che il negozio Dechatlon dovrebbe sorgere dentro il comprensorio Gaslini, laddove dovrebbe essere realizzato anche un BRICO da 5.000 mq.
    Non le sembra che il rione di Chiarbola/Ponziana ed il confinante Servola abbiano gia dato tanto?
    Nel raggio di 1,5 km c'è: la Ferriera,la centrale elettrica turbogas Elettra, il termovalorizzatore, la Sertubi, il C.C. le Torri, la caserma dei VVFF con annesso 118 (con possibile espansione sempre il piccolo di oggi), il molo settimo, il vecchio palazzeto, il depuratore, lo scalo legnami (e la sua prossima espansione), i pescatori (dentro la gaslini). E tra poco avremo: altro c.c Carrefour alla Maddalena (IPER + 50 negozi, il rigasificatore e la centrale termoeletrica da 400 MW (poco meno della metà di quella di Monfalcone), lo sviluppo del molo ottavo (distripark).
    Senza contare che a due passi si è ben pensato di concentrare: stadio di calcio (30.000 px) palazzetto (8.000 px) e prossimo stadio di atletica (5.000 px), impianti che se sono in servizio all'unisono (es. partita + concerto + manifestazione) paralizzano il rione e 1/2 città!
    Francamente un po troppo!

    RispondiElimina
  13. @ Cristian Bacci: scusi, ma chi ha mai parlato di nuovi centri commerciali?? Quelli che ci sono bastano e avanzano. Gli interventi previsti- che non sono centri commerciali - sfruttano, come auspica lei, edificazioni già esistenti ed oggi degradate o semi-degradate. L'ho anche scritto nel post, basta leggere. (Comunque nessuno può essere "visto male" perché espone la propria opinione, mai).

    @anonimo: quindi meglio lasciare il comprensorio Gaslini diroccato? La sua è un'opinione legittima, la mia è diversa.

    RispondiElimina
  14. Egregio Rovis,
    la mia non era una critica al suo operato, anzi la considero il più reattivo della giunta, altresi era una constatazione da abitante di Chiarbola. In quanto residente ho visto l'incremento di traffico veicolare (e relativo inquinamento e soste selvagge) che le Torri hanno portato. Spero che le giornate di scirocco siano poche perchè altrimenti l'olezzo della ferriera mi soffoca.
    Parlando della Gaslini il compresorio non è affatto diroccato anzi la "gaslini sviluppo" ha investito parecchi milioni nella riclassificazione, puntando su depositi, farmaceutici principalmente. Sono stati ricostruiti tutti i sottoservizi e l'unica zona che deve essere ancora ristrutturata è appunto la zona dove doveva sorgere in prima battuta il Brico. Purtoppo la presenza di amianto negli edifici ne ha rallentato i lavori. Capisco che la zona è alletante perchè è una sorta di "enclave" in zona costiera non di pertinenza demaniuale/APT, però c'è differenza tra ricovertire un'area degradata in magazzini/depositi oppure in zona commerciale.
    Gli afflussi di traffico veicolare e persone sono indiscutibilmente diversi.
    Le chiedo, Gaslini Sviluppo ha stipulato un "Accordo di programma" con il comune per definire i suoi progetti nell'area e conseguentemente le opere di urbanizzazioni (rotonde, semafori, opere compensative, ecc.), da realizzare in zona a prescindere dal Dechatlon?
    Saluti
    e buon lavoro!

    RispondiElimina
  15. Che la collocazione delle "Torri d'Europa" non sia fra le migliori, mi trova del tutto d'accordo.
    Ma, ormai, così è. Per quanto a futuri, proposti ed eventuali insedimenti commerciali in area ex- Gaslini, gli stessi hanno un iter autorizzativo che richiede il soddisfacimento di certi parametri (viabilistici, parcheggi ecc.) oltre ad eventuali oneri di urbanizzazione legati all'intervento edilizio che di norma si concretano con interventi di miglioria e riqualificazione sulle aree pubbliche circostanti.

    Grazie per l'intervento, buon lavoro anche a lei!

    RispondiElimina
  16. Giusto un inciso sulla legge Ciriani e sulla comunicazione distorta che certe realtà commerciali hanno esercitato.

    Sui due siti dei centri commerciali cittadini "Il Giulia e Le torri d'Europa" non c'è mai stata traccia di alcuna comunicazione alla clientela sul calendario delle chiusure previste.
    A dirla tutta nemmeno i siti dei centri friulani lo hanno fatto!
    Della serie noi siamo sempre aperti! Se trovi chiuso non è per colpa nostra!
    Evviva la trasparenza, l'onestà e la comunicazione di questi gruppi!

    RispondiElimina

Il blog di Paolo Rovis.
Notizie, opinioni, politica.
A Trieste e nel Friuli Venezia Giulia.