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Quando "pipì" fa rima con provincialismo.

Sull'edizione di "Libero" di ieri, la notizia che il Comune di Milano installerà, nelle zone della "movida", i wc pubblici a scomparsa. Ne sono felice, anche perché è esattamente quanto avevo proposto io di fare a Trieste due anni or sono.

Studiati per sopperire ai bisogni - nel vero senso della parola - dei frequentatori dei locali pubblici del centro storico durante le ore serali e notturne, sono progettati e costruiti dalla ditta olandese "Urilift".

Presentano il vantaggio di avere tre "postazioni" contemporaneamente disponibili per ogni singolo impianto, di essere un monoblocco antivandalo e, soprattutto, di scomparire nel sottosuolo quando non servono.
Quest'ultima caratteristica consente di installarli esattamente dove sono utili, ovvero nei centri storici, senza che gli abitanti le cui finestre si affacciano su strette vie che ospitano gli Urilift debbano subirne vita natural durante la presenza visiva e... odorosa.

La mia proposta arrivò dopo essermi fatto inviare una corposa documentazione comprendente caratteristiche tecniche, referenze e costi.
Questi ultimi particolarmente vantaggiosi. Saremmo stati la prima città italiana ad installarli, dopo le decine di impianti già presenti in svariate città degli Stati Uniti e del nord Europa, tra cui Londra, Amsterdam, Rotterdam.
Il produttore ci avrebbe fatto perciò uno sconto consistente, una sorta di 3x2, che li avrebbe resi anche più economici di un tradizionale vespasiano fisso.

Detto fatto, lo annunciai alla stampa, il Piccolo ne diede ampia notizia e perfino Claudio Magris, in un suo editoriale sul Corriere della Sera, citò l'innovazione.

Poi, non se ne fece più niente. Come mai, chiederete? Non sei forse un pubblico amministratore, uno che può decidere e fare? Si ma, confesso, ad un certo punto decisi di accantonare l'idea. Non perché fosse venuta meno la convinzione della validità - questa rimane tutt'ora - ma perché mi trovai di fronte ad un tale muro di scetticismo e ilarità, condito dai classici "cossa andemo a zercar disgrazie", "sicuro i se guasta", "e se un xe là chel pissa e lù tuttintùn el va sototera?" che, francamente, mi chiesi: ma chi me lo fa fare?? La stessa AcegasAps, cui ho girato la documentazione ai fini della posa in opera, dopo un anno doveva ancora decidere se la competenza fosse della Divisione Acqua o della Divisione Ambiente...

Nel frattempo abbiamo introdotto pesanti sanzioni per chi imbratta il suolo pubblico, muri e porte delle case con i propri fluidi corporei. Sanzioni sacrosante, beninteso. Ma potrebbero venir ancor maggiormente "legittimate" in presenza dell'effettiva e pratica possibilità di usare impianti all'uopo preposti.

Il tutto per dire che cosa? Che putroppo dobbiamo fare ancora qualche sforzo per uscire da una mentalità tipicamente provinciale, quella per cui il nuovo è sospetto, ciò che non si conosce suscita ilarità prima che curiosità. E se, apparentemente, qualcosa pare possa funzionare, scatta la gara alla ricerca preventiva del possibile difetto, dell'appiglio ancorché flebile che possa però sostenere un fermo "xe meio de no, meio che lassemo star, ialtri ga fato ma qua de noi sicuro no va ben".

Talvolta siamo un po' come quell'influente membro della Camera dei Lords inglese del XIX secolo il quale, a chi gli annunciò che un tal Meucci aveva inventato un apparecchio chiamato telefono che consentiva a due persone di parlarsi a distanza di centinaia di kilometri, sentenziò: "Non ho mai udito di un'invenzione più inutile di questa, come si può pensare che le persone rinuncino al piacere di incontrarsi per conversare? Nessuno parlerà mai ad una scatola, ascoltando con una specie di bicchiere capovolto. Prevedo che non vi sarà alcun futuro per questo... come ha detto che si chiama? Telefono, milord...". Sappiamo tutti come è andata.

Quindi: bravo al collega Maurizio Cadeo, assessore all'Arredo Urbano di Milano!

Io rimango in paziente attesa che quassù, nella lontana provincia veneto-giuliana, qualche viaggiatore di ritorno dalla moderna metropoli lombarda, magari reduce da una frizzante notte in zona Navigli, mi chiami e con l'aria di chi la sa lunga mi dica: "Dovresti vedere cosa hanno installato a Milano, dei vespasiani a scomparsa, una figata, credimi... eh, ma a Milano sono avanti, mica come qua da noi che tutto arriva dieci anni dopo...".
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