Sono d'accordo sulla proposta avanzata dal PdL di abolire in Regione il voto disgiunto, le "quote rosa", il limite di due mandati per gli assessori e quello di tre legislature per i consiglieri.
Sono d'accordo e spiego perché.
Il voto disgiunto è un'aberrazione. Significa che puoi scegliere il candidato Governatore ed una maggioranza diversa da quella che lo appoggia. O meglio, puoi scegliere Pinco e contemporaneamente quelli che sono contro Pinco perché appoggiano Palla. Alla faccia della coerenza e della stabilità di governo. Giusta quindi l'abolizione, restituiamo dignità e valore al voto popolare.
Quote rosa. Credo che ogni cittadino vorrebbe che ad amministrare la cosa pubblica ci siano persone preparate, di valore, di buon senso, con la voglia produrre miglioramenti utili a tutti. Cambia qualcosa se queste persone sono di sesso femminile o maschile? Le qualità che ho descritto, sono forse peculiari dell'uno o dell'altro sesso? A me sembra di no ed ho sempre giudicato offensivo per le donne il fatto che possano accedere a determinati incarichi grazie ad una riserva ad hoc, quasi fossero una specie protetta, incapaci di farsi strada con i propri soggettivi meriti e pregi.
Riconosco che in politica, alla pari di altri campi, alligni un maschilismo piuttosto marcato.
Ma allora, per stabilire davvero una pari opportunità di accesso, i Partiti abbiano il coraggio di presentare liste i cui candidati appartengano per metà ad un sesso e per metà all'altro.
Si parta uguali e vincano coloro che i cittadini ritengono migliore per rappresentarli, uomo o donna che sia.
Il limite del numero dei mandati è un'altra misura ipocrita e demagogica.
Quasi che la politica attiva sia una vacanza pagata, ancorché necessaria, si dice: "ok, stai pure qui per un po' a passare il tempo, però poi lascia il cottage che lo diamo ad un altro, tu torna a fare quello che facevi prima".
Si ragionasse nel merito, invece, si dovrebbe auspicare che un politico capace, serio, che lavora bene portando risultati, rimanga in carica il più a lungo possibile.
Molti Sindaci in Italia sono rimpianti dai propri concittadini non perché siano morti, ma perché la legge impedisce loro di ricandidarsi alla medesima carica dopo un certo numero di mandati.
Vale naturalmente anche il ragionamento opposto: anche una singola legislatura può essere troppo lunga per l'amministratore pubblico incapace, disonesto, che produce danni alla comunità.
Ma il giudizio di merito è di competenza esclusiva degli elettori, che con il proprio voto premiano o bocciano i candidati e devono essere solamente loro, i cittadini, a decidere quando uno deve smettere di rappresentarli o quando invece deve continuare a farlo.
Mi rendo conto che in un clima di "antipolitica" come quello attuale, la mia potrebbe sembrare una difesa d'ufficio della categoria e sarei molto più popolare a sbracciarmi esprimendo posizioni opposte, come qualche Partito o singolo esponente politico certamente farà per andare incontro ad un sentimento diffuso quanto superficiale.
In realtà, credo fermamente che i cittadini dovrebbero esigere dalle forze politiche che li rappresentano un'unica cosa: la valorizzazione del merito dei propri esponenti, donne o uomini che siano. Che significa selezione delle candidature e affidamento di ruoli di responsabilità a chi, secondo insindacabile giudizio degli elettori, dimostra di saper fare bene.
Questo è quanto fa ogni azienda che funziona. Sceglie manager che portino risultati, seleziona il personale ricercando il meglio, forma i giovani e viene premiata dai clienti con l'acquisto dei propri prodotti. Senza sostituire chi lavora bene e valutando i cervelli, non gli organi genitali.
Se la politica riuscirà a fare altrettanto - e la proposta del PdL regionale va in questa direzione - l'azienda Friuli Venezia Giulia non potrà che trarne beneficio.
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