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CROCIERE TRASFERITE DA VENEZIA A TRIESTE? IL COMUNE DICE "NO".


Mi sembrava una sollecitazione quasi banale: il Comune di Trieste si attivi per chiedere l'applicazione del decreto Clini promulgato l'anno scorso (limiti alla navigazione delle navi da crociera nella laguna di Venezia) e faccia "pressing" su operatori e compagnie di navigazione - assieme a Regione, Porto, TTP - per ospitare le navi bianche sulle banchine triestine.


L'Ordine del Giorno votato dal Consiglio comunale di Trieste.

Invece, il contenuto del mio Ordine del Giorno n. 9 dev'essere apparso come chissà quale provocazione politica, nella serata del 5 agosto scorso. Data in cui il Consiglio comunale l'ha discusso. E votato. 

In un clima surreale, nessuno della maggioranza di centrosinistra è intervenuto, nessuno ha pronunciato parola. Sindaco e suoi consiglieri si sono limitati a pigiare il bottoncino del voto: negativo.

Traduzione politica: non ci interessa, non è affar nostro, non intendiamo muovere un dito per sfruttare l'opportunità di "togliere" un po' di traffico crocieristico al capoluogo veneto per trasferirlo alla nostra città. Capodistria e Ravenna ringraziano, ovviamente.


Il verbale del voto: tutto il centrosinistra ha votato contro,
eccetto Furlanic (RC), astenuto.
In particolare, tutto il Partito Democratico ha votato "NO". Ma proprio il giorno dopo, il senatore Francesco Russo (PD anche lui) sollecitava invece la sola presidenza dell'Autorità Portuale a fare quanto il mio documento chiedeva. Lavorino solo gli altri, insomma. In particolare, quelli che stanno politicamente sulle scatole.


Russo (PD) sollecita ciò che il suo stesso partito non vuole fare. (su Il Piccolo)
Ulteriore paradosso. Nella medesima serata, l'Aula si esprimeva positivamente - anche con i voti di gran parte dell'opposizione - al parcheggio "Audace" sulle Rive. Tra le motivazioni a favore, per bocca dello stesso sindaco Cosolini, la futura funzionalità dell'impianto di sosta per i crocieristi, il cui afflusso - e quindi il numero di navi - si auspica aumenti. Si auspica, ma non si vuole lavorare affinché la condizione si realizzi davvero.

Direi non servano altre considerazioni. Le lascio ai lettori, assieme all'amarezza di vedere Trieste amministrata in questo modo.
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