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Perdere il lavoro. Per legge.


“Preg.mo assessore Rovis,

sapendo quanto lei abbia lottato per eleggere la nostra Trieste ad essere definita città d'arte e sapendo quanto è favorevole che in una economia disastrata come quella attuale sia in Italia, che a Trieste, sia tempo di LAVORARE anche le domeniche e per tutti, rimboccandosi le maniche, vorrei farla partecipe, che grazie alla Giunta Regionale del Friuli con la disastrosa legge delle 29 domeniche, grazie a Tondo, Ciriani, Lega nord, sono state licenziate presso le Torri d'Europa, e dal supermercato Ipercoop, 4 commesse fra cui mia moglie.

Persone che hanno sacrificato le domeniche e festivi, non per meri motivi venali, ma per aiutare la famiglia a superare questi momenti difficili. È da dire che i loro contratti a termine avrebbero avuto, forse, ancora 1 o 2 anni di tal contratto e poi finalmente contratto indeterminato, ora tutto da rifare, sempre che vengano riassunte, sempre che trovino un lavoro....

Inoltre la informo che tali primi licenziamenti, ne vedranno altri, mano a mano che scadono i contratti, ma cosa ancora più grave, le commesse di tutto l'Ipercoop hanno firmato una lettera da pubblicare sul Piccolo, a tutt'oggi nulla è apparso sul nostro quotidiano.

I sindacati a cui si sono rivolte le hanno liquidate con le parole “la domenica si sta a casa, noi non vi appoggeremo”.

Interessante vero? Chi vorrebbe lavorare trova ostruzionismo proprio presso chi dovrebbe fare del lavoro la propria bandiera. Insomma sono rimaste sole, e senza lavoro, spero che si occuperà ancora del caso e denunci il gravissimo danno che stanno facendo alla nostra città, e alla sua economia, e che sempre più persone a Trieste stanno provando la sensazione che questa giunta sia antigiuliana, e profriuli....ed i campanilisti non siamo noi!!! La ringrazio.”

Giuseppe Famoso, Trieste - 6 settembre 2009.

“Ci rivolgiamo a Voi per segnalarvi la dolorosa situazione dei dipendenti della Coop all’interno del centro commerciale Torri d’Europa a seguito della legge regionale n. 13 del 20/11/2008 che ha imposto la chiusura domenicale degli esercizi commerciali con superficie superiore ai 400 mq.

Per effetto di tale norma, la Coop delle Torri d’Europa deve rimanere chiusa la domenica, con gravi ripercussioni occupazionali.

In conseguenza della riduzione del volume di vendite, l’azienda di cui facciamo parte si vede suo malgrado a ridurre il numero dei dipendenti, non potendo mantenere l’organico esistente.

A ciò si aggiunge una diminuzione degli stipendi nonché, non ultimo, il disagio dei cittadini per un esercizio che negli anni passati è stato molto apprezzato.

Vi preghiamo di intervenire per trovare le forme che consentano l’apertura del locale della Coop delle Torri d’Europa per evitare di mandare sul lastrico decine di lavoratori e le loro famiglie.

Siamo fiduciosi di un Vostro intervento e Vi ringraziamo per l’attenzione alla nostra drammatica situazione.”

Dipendenti Coop, al Comune di Trieste – 31 agosto 2009. In calce, 72 firme.

“La libertà è innanzitutto la libertà dalla coercizione ingiusta esercitata da organismi pubblici o privati. Ogni limitazione della competizione equivale, quindi, alla violazione della libertà e dei diritti di ciascuno.”

Silvio Berlusconi, al Congresso Nazionale dei Giovani di Forza Italia - 11 dicembre 1999.


“Io l’avevo detto che sarebbe andata così”.

È una delle frasi più fastidiose da sentirsi rivolgere. Attiva immediatamente una profonda, istintiva antipatia. Quindi mi rendo conto di essere, in questo momento, fastidiosamente antipatico.

Pazienza, non mi riesce di evitarlo.

Perché che la legge regionale n.13 del novembre 2008 sarebbe stata foriera di pesanti effetti negativi sulle imprese del commercio e sull’occupazione era prevedibile ed io, appunto, l’avevo detto. Oggi contiamo contratti a termine non rinnovati, licenziamenti in corso, prospettive ancora peggiori per il 2010. L’obbligo di chiusura, sancito dal legislatore regionale, di ben 34 giorni l’anno tra domeniche e festività ha immancabilmente prodotto una diminuzione dei ricavi, soprattutto nella grande distribuzione. Meno giornate lavorate, quindi minori ricavi, quindi minor numero di lavoratori necessari. Non serve essere fini economisti per capirlo, si tratta di una logica piuttosto elementare.

Lavoratori a casa la domenica e festivi quindi e, già che ci siamo, a casa anche gli altri giorni della settimana. Dovrebbero però essere contenti, perché la legge 13 è stata promulgata “a garanzia della tutela dei lavoratori, oltre che dei consumatori” come scrive la Direzione regionale delle Attività Produttive il 18 marzo u.s. in risposta ad una nota azienda di abbigliamento che chiedeva di poter lavorare lo scorso 25 aprile, sabato. Pure i consumatori, ci rassicura la Direzione regionale, vengono tutelati. E qui alzo bandiera bianca: ho riflettuto a lungo, ma il motivo per cui i consumatori trarrebbero beneficio dal trovare i negozi chiusi rimane, per me, misterioso.

Eppure va riconosciuto al presidente Tondo, agli assessori Ciriani e Savino di aver fatto tutto il possibile per limitare gli effetti della crisi in atto. Ingenti risorse sono state destinate per garantire la liquidità delle piccole imprese, finanziare i Fondi di rotazione, incrementare la dotazione dei Confidi. L’assessore al Lavoro Rosolen ha attivato misure straordinarie per garantire gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione in deroga.

Registro però un paradosso. La Regione interviene massicciamente per fronteggiare una difficile crisi originata da altri, mentre volge le spalle davanti ai negativi effetti occupazionali causati da una propria, improvvida legge.

La disoccupazione, ci comunica la Regione, continua ad aumentare - + 23% nel secondo trimestre 2009 – ed a fine anno arriveremo a contare in regione un esercito di oltre diecimila persone senza lavoro.

Perché, di grazia, dovremmo rassegnarci a conteggiare in questa drammatica statistica la moglie del signor Giuseppe e le sue colleghe, i settantadue lavoratori delle Coop e le altre decine che stanno perdendo il lavoro in molte aziende commerciali triestine?

Quando la proprietà della Stock annunciò il trasferimento dell’azienda ci mobilitammo tutti. Regione, Comune, Prefettura, Sindacati. Tutti sacrosantemente a difendere quaranta lavoratori a rischio non del licenziamento, ma di una meno devastante, seppur gravosa, “delocalizzazione”.

In questo caso, invece? Davvero esistono politici, sindacalisti, dirigenti di categoria disposti a difendere a spada tratta una norma che sta mettendo in strada persone con un nome e cognome, famiglie con un indirizzo, un mutuo e dei figli da crescere? E’ così grave, così disdicevole ammettere che, fra tante ottime leggi, se n’è emanata una drammaticamente sbagliata? Si intende porvi rimedio o si vuol continuare a pontificare da una comoda e intoccabile poltrona dirigenziale che va bene così, che è questa la “garanzia della tutela dei lavoratori”?

La via d’uscita c’è ed è bella larga. L’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale contestualmente alla legge impegna a valutare, ad un anno di distanza, gli effetti della regolamentazione, applicando eventuali correttivi. A poche settimane dalla scadenza ipotizzata, mi pare che le conseguenze siano lampanti.

Quindi si abbia il coraggio di innovare, anziché conservare. Si sostituiscano gli obblighi con le libertà. Libertà dell’imprenditore di decidere autonomamente giornate ed orari di lavoro della propria attività. Libertà del lavoratore di prestare la propria opera non oltre un numero massimo prefissato di giornate festive, a meno che non ne dia esplicita disponibilità. Così chi ha il personale in numero sufficiente, attuerà una vera rotazione. Chi non ne ha, assumerà lavoratori part-time da impiegare nelle fine settimana. Altri terranno chiuso il negozio. Ma sarà una loro esclusiva, libera scelta. Lo si faccia, non solo a Trieste, ma in tutto il territorio regionale, se il timore è quello di creare disparità di trattamento.

Così magari il signor Giuseppe ed i 72 dipendenti Coop potranno mandare lettere dai contenuti diversi. Magari ci potranno dire che possono guardare al futuro con serenità e non si sentiranno traditi da chi è stato eletto per difendere anche i loro interessi.

E magari anche noi potremo rileggere il passo del discorso di Silvio Berlusconi, rivolto ai giovani di Forza Italia nel 1999, senza sentirci a disagio.

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4 commenti:

  1. Egr. Assessore Rovis, ma di cosa si sta parlando?
    Io lavoro al centro commerciale "Torri d'Europa" e non abbiamo mai chiuso il negozio di domenica perchè con meno di 400 mq. (sentenza del TAR di Aiello), inoltre la delibera di Trieste città d'Arte ha fatto sì che non sono state rispettate le 29 domeniche come prevedeva la legge 13 ma bensì i negozi con metratura superiore i 400 mq. sono stati aperti per più di 40 domeniche! Quindi se le Coop per le restanti 10 domeniche (che avrebbero dovuto stare chiuse) hanno comunque fatto il mercato "Torri di Freschezza" (in cui hanno riscontrato enorme successo) ed hanno utilizzato comunque il loro personale, mi sa spiegare da che cosa vengono motivati tutti questi licenziamenti? I conti non tornano...
    E poi siamo ancora in attesa che si esprima il Consiglio di Stato sul ricorso fatto dal Comune che se non sbaglio leggendo il quotidiano "Il Piccolo" si prevedeva la data del 29 settembre (domani) oppure al massimo entro il mese di ottobre. Quindi è tutto ancora da definire!
    Cordiali saluti

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  2. Che sia ancora tutto da definire è vero, per fortuna. Il negozio con meno di 400 mq. in cui lei lavora, ha potuto aprire grazie ad una sentenza del Tar. La legge 13 ne sanciva invece la chiusura in quanto collocato all'interno di un centro commerciale. Per quanto ai licenziamenti o, meglio, ai mancati rinnovi dei contratti, ho riportato le testimonianze dirette dei lavoratori interessati. È chiaro che di fronte a danni occupazionali sento il dovere di intervenire. Da amministratore pubblico e da triestino.
    Grazie per il suo intervento, un cordiale saluto.

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  3. Concordo con il commento di Anonimo,
    la legge Ciriani nel caso di specie delle Torri ha creato ben pochi danni.
    Semmai il germinare di centri commerciali, in città picole come Trieste, provoca danni ai piccoli negozi i quali devono combattere una lotta impari, stile davide/golia, contro le super offerte, orari di apertura, ecc. che i centri commerciali, vista la loro massa critica, riescono a proporre.
    In quel paio di domeniche di chiusura imposta, le Coop hanno proposto offerte veramente convenienti e probabilmente hanno venduto sottocosto!(Altra cosa invece è stato lo spettacolo indecoroso stile "Souk africano" il quale ha ricevuto critiche dagli addetti ai lavori leggi IL GIULIA)
    Appare strano, comunque, che all'interno delle Torri esista un comitato "pro chiusura domenicale" fatto di commesse mamme e di commesse moglie e alle COOP esistano 72 persone preoccupate delle chiusure domenicali!
    Proprio le COOP dovrebbero garantire, visto la capillarità della loro rete di vendita sul territorio un posto di lavoro quasi sicuro.
    Altro particolare strano è il fatto che le Torri sono chiuse tutti i lunedi mattina e quindi se perdono una domenica di vendita a causa della legge Ciriani perchè il tandem La Rocca/Canciani non l'hanno recuperata ai lunedi mattina?
    Forse in questa vicenda la verità è che si vuole strumentalizzare una situazione di crisi generale la quale è trasversale a tutti i settori, che forse decima di più le attività dei centri commerciali,( basta fare un giretto alle Torri e vedere quanti fori sono chiusi a causa della omologazione dei marchi e delle offerte fuori targhet) i quali sono composti da brand che non sono disponibili ad avere i bilanci in rosso.
    Credo che la legge Ciriani sia una buona Legge è che il senso di essa a Trieste sia stato un pò' travisato dalla amministrazione comunale che è della stessa parte politica regionale ed invece stà perorando la causa delle Coop notoriamente di colore opposto.

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  4. Anonimo 2, ognuno è ovviamente libero di pensarla come vuole. Certo che il suo paragone tra una domenica ed un lunedì mattina, da un punto di vista commerciale, mi pare non regga proprio.
    Su una cosa concordo: di ulteriori centri commerciali non abbiamo proprio bisogno. Difatti fui io, con una mia delibera, a bloccare già nel 2007 insediamenti di grandi superfici di vendita nel territorio del Comune di Trieste. Questo però non significa che si debbano colpire a suon di leggi restrittive, inique e discriminatorie i centri esistenti ed i negozi di media dimensione. Limitare la libertà d'impresa "d'autorità" è un metodo che mi pare più vicino all'ex sistema sovietico che a quello occidentale del 2009.

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Il blog di Paolo Rovis.
Notizie, opinioni, politica.
A Trieste e nel Friuli Venezia Giulia.