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ACEGAS, COOP, FONDAZIONE, PORTO: QUATTRO REALTÀ TRIESTINE SOTTO ATTACCO.

Roberto Cosolini (PD), sindaco di Trieste.

La critica, specie se costruttiva, è sempre legittima. E spesso salutare. A Trieste la si pratica molto ed è, in fondo, un modo per esprimere amore per la propria città. La critica è cosa diversa dalla denigrazione. La prima mira a migliorare, la seconda a distruggere. Per scopi solitamente poco nobili.

Alcuni casi concreti: AcegasAps, Cooperative Operaie, Fondazione CRTrieste, Porto.

Realtà molto diverse fra loro, ma con alcuni denominatori in comune: danno lavoro e producono reddito, fanno parte dei motori dell’economia triestina. E sono diventate bersagli contro i quali sparare.

AcegasAps è un’azienda sana, impiega quasi 1900 persone e distribuisce utili di gestione; secondo gli indicatori di bilancio, si colloca in un ottimo secondo posto nella classifica delle migliori multiutilities italiane. Eppure esponenti politici e alcuni sindacalisti triestini ne hanno paventato i peggiori disastri, puntando lo sguardo volutamente miope su dati parziali e disaggregati.

Le Cooperative Operaie garantiscono il reddito a più di 700 lavoratori con le loro famiglie. Subiscono, come tutti, gli effetti della crisi, ma hanno i bilanci a posto e continuano ad aprire punti vendita e creare occupazione. Tuttavia, qualcuno le indica pubblicamente come una enclave del malaffare, scatenando e conducendo per mesi una stucchevole guerra a colpi di carte bollate e secchiate di discredito.

Senza la meritoria attività della Fondazione CRTrieste, il nostro territorio sarebbe più povero. Un'attenta gestione del patrimonio ha consentito di erogare nel 2011, pur in un contesto generale di magri dividendi e Borse depresse, oltre sei milioni di euro per attività culturali, sociali, economiche. Linfa vitale per Trieste. 
Che però ringrazia con folcloristiche e generiche accuse, mosse da pezzi di politica che puntano a racimolare, così, un po' di consenso. Non con la proposta – che richiederebbe fatica – ma, ancora una volta, con la denigrazione del lavoro altrui.

Infine il Porto, sostantivo cui certuni fanno immancabilmente seguire il giudizio che “non funziona”. Invece, dal 2011, il Porto di Trieste macina numeri talmente positivi (+40% rispetto al 2010 e un volume di TEU mai raggiunto prima) da segnare record assoluti di traffico e movimentazione merci. Un trend che continua anche nel 2012. I dati a settembre certificano la crescita di due soli porti in Italia: Genova e Trieste. 
Nemmeno numeri oggettivi sono però sufficienti a evitare attacchi strumentali alla gestione dello scalo. Si usano pretesti e si antepongono logiche di bassa politica a quelle economiche.

Un quadro a forte contrasto, dove alle luci del merito si contrappongono le ombre dell’antagonismo preconcetto. Un quadro entro cui gioca un ruolo anche il sindaco Roberto Cosolini, al quale va però riconosciuto di aver fin qui tenuto, su queste partite, un atteggiamento equilibrato e intellettualmente onesto.

Dimostrando fiducia agli amministratori di AcegasAps e così smentendo le cassandre, comprese quelle dentro il suo stesso Partito.

Ribadendo l’importanza e la valenza per il territorio delle Cooperative Operaie, nel corso di una recente visita durante la quale ha incontrato gli attuali vertici dell’azienda. E prendendo atto – immagino con piacere – della regolare gestione, certificata dagli Organi di controllo regionali.

Riconoscendo la validità dell’operato della Fondazione CRTrieste, attraverso il voto a favore della continuità gestionale, espresso anche dai suoi rappresentanti designati nel Consiglio.

E infine, nonostante qualche incomprensione su quale sia il cancello giusto per entrare in Porto Vecchio, mantenendo con l’Autorità Portuale rapporti improntati alla corretta e concreta collaborazione istituzionale.

Trieste può ottenere ancora molto da risorse che ha già in casa. Accadrà se sarà capace di difendere il proprio patrimonio di aziende ed enti che lavorano per creare sviluppo e combattere la crisi. 
Sta a ciascuno di noi farlo, prendendo le parti di chi costruisce. 

Usando, quando serve, la critica. Non l’artiglieria.
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