Come previsto, la possibilità di "sdemanializzare" una parte del Porto Vecchio, introdotta dall'emendamento del sen. Russo del PD, divide l'opinione pubblica e la politica.
A fronte di un PD esultante, i fautori del Territorio Libero (TLT) scendono in piazza a protestare. La Lega Nord e il M5S si associano: Porto Vecchio e Punto Franco Vecchio non si toccano! Infatti è tutto in rovina proprio perché nessuno li tocca da decenni...
Non mancano le idee piuttosto confuse. C'è chi confonde il regime di Porto Franco con il singolo Punto Franco, chi paventa colate di cemento impossibili in zona vincolatissima, chi già prevede ville per ricchi dove il Piano Regolatore non consente, invece, alcun tipo di residenza e via discorrendo.
In ogni caso, è naturale che le opinioni su un tema così rilevante si differenzino e contrastino.
Ma è importante che, quale sia l'opinione che ognuno legittimamente si forma, questa sia fondata su elementi quanto più possibile oggettivi. Perché la propaganda e gli slogan non mancano, da una parte e dall'altra. E come ogni propaganda, di oggettivo ha ben poco.
Parliamo del Porto di Trieste. Di tutto il Porto, non solo quello denominato "Vecchio" che, con la portualità, ormai ha ben poco a che fare. Se non per l'Adria Terminal, contrassegnato in rosso nella figura A, dove si imbarcano e sbarcano merci in regime di Punto Franco e si continuerà a farlo. Il processo di "sdemanializzazione" ipotizzato non comprende, infatti, né moli, né fasce a mare, né l'Adria Terminal: rimarranno nella gestione dell'Autorità Portuale.
Immagine A. L'area del Porto Vecchio di Trieste. In rosso, l'Adria Terminal. I altri colori, le zone non più destinate alla portualità pura, fin dal 2007. |
Immagine B. Le attività assentite in Porto Vecchio a Trieste. Nessun tipo di residenza. |
Si tolgono aree al Porto, afferma qualcuno. Ma il Porto è (per fortuna nostra) altro. È tutto quello che si vede sulla mappa C: 3,3 milioni di metri quadri, di cui 1,8 milioni in regime di Porto Franco. Di questi, la parte "urbana" di Porto Vecchio soggetta all'"emendamento Russo" è di circa 400mila metri quadrati. Inutilizzati e inutilizzabili per fini portuali. Direi che si possa escludere, perciò, qualsiasi danno operativo al nostro scalo.
Immagine C. Il comprensorio del Porto di Trieste. In viola e azzurro chiaro gli ampliamenti previsti dal vecchio e dal nuovo Piano Regolatore. In alto, il Porto Vecchio. |
Il primo lotto della nuova Piattaforma Logistica, tra lo Scalo Legnami e la Ferriera di Servola, già in fase di costruzione. |
Immagine D. Gli ampliamenti in Porto Nuovo. Il solo Molo VII, già nell'attuale configurazione, è grande quanto l'intera area di Porto Vecchio di possibile "sdemanializzazione". |
Immagine E. In basso, di colore azzurro, il terminal Ro-Ro alle Noghere. |
Per apprezzare la proporzione fra le varie aree, cliccate sulle immagini per ingrandirle. Quelle di dettaglio sono tutte nella stessa scala. Fate da voi il confronto visivo tra la dimensione del Porto Vecchio e, ad esempio, quella dell'ampliamento del Molo VII (già finanziato con fondi privati e in attesa solo del via libera del PRP). Si rimarrà sorpresi.
Per gli interessati alla materia, al link più sotto sono scaricabili tutti i contenuti e i dati del Piano Regolatore del Porto di Trieste, con dettagli, motivi e obiettivi delle infrastrutture programmate.
E, al link ancora più sotto, chi vuole che il PRP non venga approvato: e quindi che il Porto Vecchio continui a crollare su se stesso, che non si raddoppi il Molo VII, che non si faccia il Terminal Ro-Ro, che si blocchi il Molo VIII, che non si ampli il molo per le crociere. E tutto il resto. Buona lettura e alla prossima puntata.
LEGGI QUI I CONTENUTI DEL NUOVO PIANO REGOLATORE DEL PORTO DI TRIESTE.
E, QUI, QUELLI CHE SI OPPONGONO.
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