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COSOLINI CEDE ACEGAS A BOLOGNA. IL COMUNE ALZA BANDIERA BIANCA SENZA COMBATTERE.

 LA NOTIZIA IN UN TRAFILETTO SU "IL PICCOLO" DI OGGI.
TUTTO IL GRUPPO PASSERÀ NELLE MANI DELLA MULTIUTILITY EMILIANA.
TRIESTE CONSERVERÀ LA SEDE LEGALE DELLA SPA, MA SENZA POTERI DECISIONALI.
L'INDIFFERENTE MUTISMO DEL CENTROSINISTRA E DEI SINDACATI A LORO VICINI.

La notizia, se confermata, è una bomba. Con un potere deflagratorio inversamente proporzionale allo spazio di pochi millimetri quadrati occupato oggi sul quotidiano locale.

AcegasAps, storica azienda di servizi triestina (e dal 2003 anche padovana), starebbe per diventare proprietà esclusiva di Hera, colosso bolognese del settore. Il Comune di Trieste, finora socio di maggioranza assoluta, uscirebbe completamente dalla compagine azionaria della holding che controlla tutto il Gruppo triestino-padovano. E quindi perderebbe qualsiasi voce in capitolo sulla sua ex-municipalizzata che occupa circa 1700 dipendenti, di cui la metà a Trieste.

L'articolo su "Il Piccolo" odierno:
"Hera acquisirà il 100%
della Holding che controlla
AcegasAps".
Una decisione che avrebbe una portata storica. E non è un'esagerazione. AcegasAps è percepita da tutti noi Triestini come una "nostra" azienda. Che dà occupazione e lavoro. A breve potrebbe essere null'altro che un fornitore di servizi come molti, completamente slegato dal nostro territorio. Si sono usati termini quali "integrazione" e "fusione". Salvo apprendere invece, oggi, che si tratta di una semplice cessione: queste sono le chiavi, prendetevi l'Acegas.

Più che una trattativa - avviata appena l'11 giugno scorso - quella del Comune di Trieste appare perciò una resa immediata e con poche condizioni al colosso bolognese. Nel completo silenzio-assenso della maggioranza di centrosinistra che amministra palazzo Cheba, peraltro prodiga, quando stava all'opposizione, nello sbandierare presunte e fantasiose perdite di sovranità di Trieste nei confronti del socio padovano.

Ma il mutismo ha colpito anche le sigle sindacali più vicine alla sinistra. Quelle che accusavano l'allora amministrazione comunale di centrodestra di non tutelare abbastanza l'occupazione locale. Che invece non solo non è diminuita, ma in quegli anni è perfino aumentata.

Tutti proni e silenti dinanzi al manovratore Cosolini, dunque. Sempre che sia davvero lui il manovratore. Perché il fatto che l'operazione sia condotta fra più amministrazioni locali tutte in mano al Partito Democratico - anzi, tutte in mano all'ala bersaniana ex-comunista del PD - qualche riflessione ulteriore induce a farla. E l'idea che la strategia sia stata elaborata in stanze dei bottoni più a sud di Bologna non appare peregrina.
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