10 gen 2015

TRIESTE PORTO VECCHIO: PUBBLICATO IL "MANUALE PER L'USO" (GRATIS).





Un piccolo prontuario per conoscere alcuni pezzi di storia, progetti, prospettive del Porto Vecchio di Trieste. 



Frutto di un lavoro di ricerca e collage, aggiornato a oggi e riassunto in un "instant-book" di 40 pagine. 

Utile, credo, per chi vuole saperne di più su un argomento che in questi giorni ha ripreso ad alimentare il dibattito cittadino.

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Di seguito la prefazione.


Pochi argomenti appassionano i Triestini quanto quello del Porto. Regolarmente visto come una grande risorsa ma mai, secondo la vulgata, sfruttata quanto si dovrebbe.
Un tema sul quale si cimenta, ovviamente, anche la politica locale. Talvolta a proposito e spesso come pretesto per muovere attacchi o difese che hanno molto a che fare con potere ed egemonia. E poco con mare, navi, banchine.

Il Porto Vecchio è il terreno dove si consumano le battaglie più feroci. Un’area monumentale. Sia per il pregio architettonico, sia per l’incapacità – monumentale, appunto - di utilizzarla proficuamente, dimostrata da Trieste in quarant’anni.

Tra chi rivorrebbe l’attività portuale di un tempo – dimenticando che velieri, botti di legno e sacchi di juta non sono più così frequenti nello shipping contemporaneo – e chi auspica la trasformazione in un nuovo quartiere cittadino, lo scontro è costante.

Mi sono reso conto, nei dibattiti in rete e de visu, che molti aspetti, antichi e moderni del Porto Vecchio sono per lo più ignorati. Chi si chiede “che cosa fare”, non ha contezza che le nuove destinazioni d’uso sono già decise, da quasi un decennio. Chi vorrebbe s’insediassero attività manifatturiere, non conosce criticità e costi degli antichi e vincolatissimi magazzini. Il regime di Porto Franco è un istituto giuridico preziosissimo, ma chi lo venera come un totem non sempre ne individua razionalmente i luoghi dove è davvero utile e quelli dove, invece, potrebbe rappresentare un limite. E così via.

Lungi dal dispensare verità che non possiedo, in questo volumetto ho messo insieme alcune informazioni, un po’ di dati e una manciata di cenni storici. Tratti da atti ufficiali, da fonti ed esperti autorevoli. Ho aggiunto, di mio, alcune riflessioni e inviti al ragionamento. Con la speranza – un po’ ingenua, lo riconosco – che anche il dibattito politico possa uscire dalla mitologia e dagli slogan, per comporsi in quell’alveo di concretezza di cui c’è estremo bisogno.

Perché una cosa credo sia condivisa. Se mai Trieste riuscirà a recuperare il suo Porto Vecchio, si potrà dire che lo si è fatto bene o male secondo un unico parametro: se al posto di ruderi e fauna urbana, prolifereranno attività economiche e posti di lavoro. Veri, produttivi e stabili. 
Paolo Rovis, gennaio 2015

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