A sinistra: Sandra Savino, coordinatore provinciale del PDL di Trieste. A destra: Renzo Tondo, già governatore della Regione FVG. |
Sono elettori, fedeli, del centrodestra. Di Forza Italia prima, del Popolo della Libertà poi. Stanchi di dover tacere perché nessuno li ascolta. Così hanno acceso il computer e hanno usato la tastiera, per scrivere. A tutti: dagli eletti in sede locale fino al presidente Silvio Berlusconi e al segretario Angelino Alfano.
Non usano giri di parole, non è, per fortuna, nella loro abitudine. Né si lamentano per poltrone mancate. Perché non le hanno mai ricercate, perché credono in idee e valori, credono nella Politica vera, quella al servizio della comunità. Per questo motivo, la loro amarezza oggi è più grande. E sincera.
Così manifestano innanzitutto "delusione per il comportamento quasi irresponsabile dei nostri dirigenti di partito" per la gestione delle campagne elettorali dal 2011 in poi, a partire dalla "a dir poco scellerata candidatura di Antonione" a sindaco di Trieste per arrivare alle ultime elezioni Regionali, dove "i nostri rappresentanti triestini hanno fatto una campagna elettorale praticamente inesistente per il presidente Tondo".
"Invisibile" anche il senatore Bernabò Bocca, candidato "romano" e blindato in Friuli Venezia Giulia. Insomma, per gli amici che scrivono, "siamo in un totale autolesionismo".
E ancora, la sede triestina del PDL in piazza Sant'Antonio che non ci sarà più ma che, a ben vedere, non c'è mai stata: sconosciuta e quasi sempre chiusa. E poi le tessere di adesione al partito. Abbiamo avuto nelle nostre liste candidati che non l'hanno mai sottoscritta. Chi invece l'ha regolarmente rinnovata e non ha mai chiesto (né avuto) incarichi e candidature, la sta aspettando da anni.
"Siamo quasi giunti a un punto di non ritorno", avvertono i militanti, che tuttavia non si vogliono arrendere. Perché il loro "non è uno sfogo, ma un monito per intraprendere rapidamente strade nuove per riconquistare gli elettori disillusi, che si sono sentiti abbandonati e soprattutto non ascoltati".
Quindi è necessario "rimboccarsi le maniche, riorganizzarsi". Il Popolo del Centrodestra, affermano i sottoscrittori della lettera, "credeteci, non aspetta altro". Concludono con una speranza semplice, ma basilare: che il loro appello "non rimanga inascoltato, come già accaduto in passate occasioni".
Per quanto mi riguarda, rassicuro le amiche e gli amici che hanno voluto farsi sentire: l'appello è arrivato, forte e chiaro. E lo accolgo con grande piacere.
Ho un piccolo ruolo, ma a stretto contatto con cittadini, famiglie, imprese del nostro territorio. Le critiche e le speranze dei nostri iscritti sono le stesse di tantissime persone che incontro quotidianamente. E in buona parte sono anche le mie, che manifesto da tempo. Augurandomi che i risultati elettorali mi diano torto. Purtroppo, finora non è accaduto.
Sono perciò grato ai sottoscrittori dell'appello e sono a loro disposizione, insieme a tanti amici, per partecipare, con entusiasmo, all'attività che giustamente indicano: rimboccarsi le maniche, riorganizzarsi, riconquistare fiducia e consenso.
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