WEB & SOCIAL: LA LEGGE SULLE MANETTE ALLE OPINIONI.
Il Senato si occuperà di un disegno di legge grottesco volto a punire (anche con il carcere) chi produce informazione sul web non gradita a un gruppetto di censori.
19 febbraio 2017
Il 7 febbraio scorso un gruppetto di senatori sottoscrive un disegno di legge dal titolo bizzarro e inquietante: "Disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica."
Lo scopo che i benpensanti parlamentari si prefiggono è di porre un freno alle cosiddette "fake news", le bufale che vengono diffuse in rete.
Lo scopo che hanno già raggiunto, invece, è duplice. Quello di avere così dimostrato che di comunicazione sul web non ne sanno nulla e quello di avere suscitato una reazione tra lo sconforto e l'ilarità.
Ma vediamo alcuni passaggi descrittivi (testuali) a corredo del testo presentato.
"Oggi, la possibilità di essere informati costantemente e in tempo reale su quanto accade nel mondo rende internet uno strumento meraviglioso in grado di annullare le distanze." ci fa sapere la senatrice Gambaro, prima firmataria del disegno di legge.
La banalità dell'affermazione e l'utilizzo dell'aggettivo "meraviglioso" tradiscono la sua ex appartenenza al M5S. Oggi fa parte di Ala, il gruppo di Denis Verdini. Però, come potete leggere dall'elenco qui sotto, la senatrice è in variegata compagnia. Quasi nessun partito, compresi quelli sedicenti "liberali", ha fatto mancare la propria firma sul documento di stampo nordcoreano.
Ma torniamo al testo. Che cerca di spiegare cos'è internet e si sofferma sul "suo lato più oscuro, tanto da far parlare dei «pericoli del web»", contro i quali i nostri paladini hanno deciso di battersi.
I firmatari del ddl di censura del web. |
Tra i pericoli rientrerebbero, ovviamente, le bufale. Ma non solo. Anche le opinioni non sarebbero tutte tollerabili. Infatti, scrivono i parlamentari: "con il diffondersi dei social media il pericolo di contaminare internet con notizie inesatte e infondate o, peggio ancora, con opinioni che seppur legittime rischiano di apparire più come fatti conclamati che come idee, è in crescita esponenziale."
Avete letto bene. "Peggio ancora" le opinioni legittime. Perché potendo venire confuse con i fatti, sarebbero un pericolo. Pertanto, "chiunque può dire quello che vuole, per la più che legittima libertà di espressione, ma se il pubblico di internet prende per buono e fondato qualsiasi cosa circoli online, senza più distinguere tra vero e falso, il pericolo è enorme."
Quindi, secondo i firmatari, va inserito "l'articolo 656-bis del codice penale col quale si prevede che chiunque pubblichi o diffonda notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o non veritieri, attraverso social media o altri siti che non siano espressione di giornalismo online, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'ammenda fino a euro 5.000."
Ora, una notizia palesemente falsa possiamo capire cosa sia. Ma, qualsiasi persona dotata di normale intelletto, si chiederebbe cosa si intenda per notizia "esagerata o tendenziosa".
Che vuol dire? Se titoliamo "oggi diluvia" anziché "oggi piove", stiamo esagerando e dobbiamo prepararci a sborsare 5.000 euro? E quand'è che diventiamo "tendenziosi"? E, soprattutto, chi rilascia la patente di tendenziosità-free?
Verrebbe da ridere, se non si trattasse di un disegno di legge vero, proposto da strapagati parlamentari della Repubblica.
Naturalmente, i nostri paladini della (loro) verità non riescono a resistere alla tentazione manettara, e così "In particolare, il nuovo articolo 265-bis del codice penale prevede la reclusione non inferiore a dodici mesi e l'ammenda fino a euro 5.000 per chiunque diffonda o comunichi voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o per chiunque svolga comunque un'attività tale da recare nocumento agli interessi pubblici,...".
Scriviamo da Trieste, dove soffia spesso la Bora. Il tapino delle previsioni meteo che destasse "pubblico allarme" precognizzando per il giorno seguente forti e pericolose raffiche, andrebbe in galera per almeno un anno se poi queste non si verificassero? E ancora, chi stabilisce cosa è "pubblico allarme" e cosa no?
Di più, in un crescendo di assurdità, si vorrebbe introdurre un obbligo di registrazione di ogni blog. Senza nemmeno immaginare che titolarità e hosting potrebbero essere ubicati in qualsiasi Stato estero, da dove alla legge del manipolo di senatori risponderebbero con una sonora pernacchia.
Ma quelli descritti qua sopra sono soltanto alcuni highlights del testo. Che potete gustarvi nella sua completezza in fondo al post. Prima che il suo iter trovi l'unica conclusione che merita: quella del tritacarte del Senato.
Attenzione. Nel bocciare sonoramente questo ddl, non stiamo sottovalutando il tema delle fake-news e dei loro indubbi effetti distorsivi sull'opinione pubblica.
Ma il solo modo per combatterle è quello di diffondere conoscenza sul funzionamento del web e dei social-network. Affinché sempre più cittadini siano "culturalmente" attrezzati per avere un approccio critico a quanto leggono e sappiano usare metodi e strumenti utili per formarsi una propria e libera opinione. Quale questa sia. Tenendo conto che le bufale non viaggiano solo in rete.
Tutto il resto, tentazioni censorie e manettare incluse, non riduce il fenomeno dell'informazione distorta. Al contrario, rischia di favorirne la proliferazione. E, di certo, comprime la libertà di espressione in misura intollerabile per qualsiasi coscienza democratica.
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