2 feb 2017

TRIESTE, WIFI GRATIS SUI BUS. MA NON PER CHI PAGA IL BIGLIETTO.

TRIESTE, WIFI GRATIS SUI BUS. MA NON PER CHI PAGA IL BIGLIETTO.
Utile innovazione sui bus del Friuli Venezia Giulia. Ma non tutti i passeggeri potranno usufruirne. Gli abbonati si connetteranno, ma chi semplicemente paga il biglietto è escluso dal servizio.

2 febbraio 2017

È una delle innovazioni contenute nel nuovo contratto tra la Regione Fvg e la società che raggruppa tutte le aziende di trasporto pubblico regionale, la Tpl Fvg Scarl. Una rete wifi dedicata ai passeggeri verrà installata già nel 2017 sull'intera flotta di autobus che svolgono servizio di linea lungo le strade del Friuli Venezia Giulia.

Una notizia positiva, specie se unita alla già operativa riduzione del costo del biglietto - a Trieste da 1,35 a 1,25 euro, a memoria d'uomo mai accaduto prima - e ad ammodernamenti tecnologici volti a rendere più semplice e sicura la fruizione del trasporto pubblico. Il tutto grazie a una gara europea dal travagliato percorso che ha coinvolto due legislature regionali e che recentemente è stata aggiudicata, premiando le aziende locali già operanti sul territorio del Fvg.


La città giuliana però non smentisce l'atavica diffidenza con la quale valuta ogni novità. È in particolare la Lega Nord a sollevare l'allarme preventivo: autobus che potrebbero riempirsi di immigrati nullafacenti, accoccolati per ore sui sedili, che con i loro smartphone "succhiano" a sbafo preziosi byte dalla rete del mezzo pubblico.
Un'obiezione, appunto, preventiva in quanto il servizio non è ancora attivato. E quindi il problema è, al momento, del tutto astratto. Però il tema attecchisce e addirittura il Consiglio comunale vi dedica sedute di Commissioni, audizioni della dirigenza di Trieste Trasporti, mozioni e dibattito in Consiglio.

Fatto sta che una cosa semplice e banale - un normale "sali sul bus e automaticamente ti connetti" -, si trasforma in una questione complicatissima.
È di ieri la soluzione di compromesso, comunicata dall'azienda dei trasporti - non si sa con quanta convinzione -, che tiene conto del dibattito squisitamente politico che si è sviluppato.
Il wifi sarà sì accessibile e gratis, ma solo per gli abbonati. Che dovranno registrarsi con un tesserino rilasciato dall'azienda e il codice fiscale. Limitata anche la durata della connessione e la quantità di dati scaricabile, con differenziazione perfino in base al tipo di abbonamento posseduto: 400 mb, 3 ore al giorno per gli annuali, solo la metà per quelli di "serie B", modesti detentori di una tessera mensile o quindicinale.

Curiosamente, è del tutto escluso dall'accesso al servizio il passeggero che, in proporzione, paga la corsa più di tutti gli altri: quello che acquista il biglietto. Così, una cospicua parte dei 179mila utenti che ogni giorno salgono sui bus triestini viene relegata tra i "non aventi diritto" di fruire, pur pagando, di tutte le funzionalità di un servizio che è, ricordiamolo, pubblico.

Il perverso meccanismo ha fatto naturalmente emergere il problema dei turisti. Anche per loro niente wifi sul bus, come per tanti triestini e per coloro che, per svariati motivi, permangono in città per poche ore o un giorno. La soluzione individuata è la "scratch card" - tipo gratta e vinci, per intenderci -, dedicata ai non residenti. Un sistema che comporta costi di produzione, gestione, distribuzione. Ma necessario, vista la scelta burocratico-politica di appesantire con opinabili regole un banale servizio di connessione internet su mezzi pubblici.

Per pura ma singolare coincidenza, la notizia del gravame applicato all'innovazione triestina e regionale viene diffusa contemporaneamente all'annuncio dell'UE sull'abolizione del roaming a giugno di quest'anno. Reti cellulare e dati senza sovrapprezzo in tutta l'Europa, ma wifi burocratizzato e settoriale sugli autobus triestini. Per paura che forse, chissà, lo potrebbero usare gli immigrati.

Intendiamoci. Disporre di una connessione wifi è utile principalmente sulle tratte extraurbane, le cui percorrenze possono superare l'ora-ora e mezza. A Trieste invece la permanenza media su un bus si attesta attorno ai 15 minuti. Quello che si è voluto regolamentare con tale profusione di energie non appare, quindi, un servizio essenziale per il capoluogo giuliano.

Tuttavia, fornire il wifi agli utenti del trasporto pubblico locale è un obbligo contrattuale vigente su tutta la regione. Un utente si aspetta perciò che, dopo avere effettuato una prima e unica registrazione, salendo a bordo di un qualsiasi bus nel Fvg si trovi automaticamente connesso. Così dovrebbe essere secondo una logica normale, senza inutili e penalizzanti bizantinismi, senza trasformare una miglioria tecnologica in un privilegio a favore solo di una parte dell'utenza. Facendo salire, fra l'altro, i costi di gestione.

L'auspicio è che ci si ripensi e che il wifi sui bus triestini sia davvero "free" e per tutti. Se poi si dovessero riscontrare abusi o eccessi, si potrà intervenire di conseguenza. Ma partire già con il sospetto e con il pregiudizio è un atteggiamento da antico burocrate che, in questo Paese e in questa città andrebbe, una volta per tutte, superato.

L'articolo sull'edizione odierna de "Il Piccolo" di Trieste.

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