Ecco invece come stanno le cose.
Ho sostenuto fattivamente la candidatura dell'onorevole Guido Crosetto, all'epoca componente il Consiglio e la Direzione Nazionale del PdL, alle Primarie del Popolo della Libertà, che avrebbero dovuto svolgersi il 16 dicembre 2012.
Successivamente, nello scorso mese di gennaio e in accordo con il Popolo della Libertà, ho contribuito alla raccolta e all'autenticazione delle firme per la presentazione delle liste di Fratelli d'Italia – partito collocato assieme al PdL nella coalizione di centrodestra - alle elezioni per il rinnovo della Camera e del Senato.
Ho sostenuto fattivamente la candidatura dell'onorevole Guido Crosetto, all'epoca componente il Consiglio e la Direzione Nazionale del PdL, alle Primarie del Popolo della Libertà, che avrebbero dovuto svolgersi il 16 dicembre 2012.
Successivamente, nello scorso mese di gennaio e in accordo con il Popolo della Libertà, ho contribuito alla raccolta e all'autenticazione delle firme per la presentazione delle liste di Fratelli d'Italia – partito collocato assieme al PdL nella coalizione di centrodestra - alle elezioni per il rinnovo della Camera e del Senato.
L'operazione si concluse con successo e Fratelli d'Italia fu presente in entrambe le liste. Furono invece esclusi altri partiti di centrodestra, cui fornirono supporto altri, noti, esponenti del Popolo della Libertà di Trieste. Supporto che si rivelò però insufficiente per raccogliere il numero minimo di firme necessarie per la candidatura.
Fratelli d'Italia, nelle consultazioni politiche del 24 e 25 febbraio, è stato determinante per la vittoria alla Camera del centrodestra in Friuli Venezia Giulia. Al Senato, senza i voti di FDI lo scarto con il centrosinistra sarebbe stato tale da non giustificare speranze di vittoria, che pure è mancata soltanto di un soffio. Fossero stati presenti sulla scheda elettorale i partiti della coalizione esclusi per carenza di sottoscrizioni, si sarebbe vinto anche lì.
La mia stima per le idee e per il modo di intendere l'impegno politico di Guido Crosetto è cosa nota ed è indipendente dai simboli partitici. Fin da quando, anticipando di molto quella che poi sarebbe diventata la posizione politica di tutto il PdL, Crosetto si opponeva concretamente in Parlamento ai devastanti provvedimenti del governo Monti, battendosi al contempo a favore delle piccole imprese italiane in gravi difficoltà.
Tuttavia, sono da sempre convinto che le battaglie per affermare idee e proposte vanno combattute con lealtà all'interno del proprio partito. Anche per questo ho ritenuto di non seguire Crosetto nella fondazione di Fratelli d'Italia, pur comprendendo la sua scelta e quella analoga di molti amici.
Ma, soprattutto, sono un eletto in carica e un dirigente del Popolo della Libertà. E tale, convintamente, rimango. Per un radicato, profondo rispetto dei Triestini e degli iscritti che, con il proprio voto, mi hanno accordato la loro fiducia affinché possa esercitare il mio ruolo in Consiglio comunale e nel Coordinamento provinciale del partito.
Continuerò a portare il mio contributo di proposte e idee. Senza ipocrisie, senza peli sulla lingua. Consapevole che potrei, talvolta, risultare scomodo. Ma chi ricerca silenzi e oziosa comodità si trovi un intimo salotto vellutato, non un partito di grande rappresentanza popolare.
Lo stesso invito rivolgo a coloro i quali, rivestendo ruoli di responsabilità nel PdL e nelle Istituzioni, usano (peraltro non da oggi) la tecnica del sussurro diffamatorio. Attraverso la stampa e in altre sedi, ritenendo puerilmente di riuscire a nascondersi dietro un inefficace anonimato. Una tecnica di affermazione personale tanto viscida quanto ormai consunta. Che non giova – anzi, fa parecchi danni – a tutto il Popolo della Libertà di Trieste.
Di costoro non c'è bisogno alcuno, in nessun luogo. Ancor meno in un partito che ha invece necessità di energie sane. Che deve lavorare per includere, non tramare per escludere. Che deve attuare una profonda rivisitazione di metodi e strategie dopo avere conseguito il poco invidiabile record di perdere, a Trieste, 7 elezioni su 7, in soli due anni.
Fratelli d'Italia, nelle consultazioni politiche del 24 e 25 febbraio, è stato determinante per la vittoria alla Camera del centrodestra in Friuli Venezia Giulia. Al Senato, senza i voti di FDI lo scarto con il centrosinistra sarebbe stato tale da non giustificare speranze di vittoria, che pure è mancata soltanto di un soffio. Fossero stati presenti sulla scheda elettorale i partiti della coalizione esclusi per carenza di sottoscrizioni, si sarebbe vinto anche lì.
La mia stima per le idee e per il modo di intendere l'impegno politico di Guido Crosetto è cosa nota ed è indipendente dai simboli partitici. Fin da quando, anticipando di molto quella che poi sarebbe diventata la posizione politica di tutto il PdL, Crosetto si opponeva concretamente in Parlamento ai devastanti provvedimenti del governo Monti, battendosi al contempo a favore delle piccole imprese italiane in gravi difficoltà.
Tuttavia, sono da sempre convinto che le battaglie per affermare idee e proposte vanno combattute con lealtà all'interno del proprio partito. Anche per questo ho ritenuto di non seguire Crosetto nella fondazione di Fratelli d'Italia, pur comprendendo la sua scelta e quella analoga di molti amici.
Ma, soprattutto, sono un eletto in carica e un dirigente del Popolo della Libertà. E tale, convintamente, rimango. Per un radicato, profondo rispetto dei Triestini e degli iscritti che, con il proprio voto, mi hanno accordato la loro fiducia affinché possa esercitare il mio ruolo in Consiglio comunale e nel Coordinamento provinciale del partito.
Continuerò a portare il mio contributo di proposte e idee. Senza ipocrisie, senza peli sulla lingua. Consapevole che potrei, talvolta, risultare scomodo. Ma chi ricerca silenzi e oziosa comodità si trovi un intimo salotto vellutato, non un partito di grande rappresentanza popolare.
Lo stesso invito rivolgo a coloro i quali, rivestendo ruoli di responsabilità nel PdL e nelle Istituzioni, usano (peraltro non da oggi) la tecnica del sussurro diffamatorio. Attraverso la stampa e in altre sedi, ritenendo puerilmente di riuscire a nascondersi dietro un inefficace anonimato. Una tecnica di affermazione personale tanto viscida quanto ormai consunta. Che non giova – anzi, fa parecchi danni – a tutto il Popolo della Libertà di Trieste.
Di costoro non c'è bisogno alcuno, in nessun luogo. Ancor meno in un partito che ha invece necessità di energie sane. Che deve lavorare per includere, non tramare per escludere. Che deve attuare una profonda rivisitazione di metodi e strategie dopo avere conseguito il poco invidiabile record di perdere, a Trieste, 7 elezioni su 7, in soli due anni.
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