Correva il mese di agosto dell'anno scorso, quando il governo Berlusconi, nell'ambito delle misure per contenere la spesa pubblica, emanò un decreto che obbliga i Comuni a evidenziare e rendere pubblico l'elenco delle spese di rappresentanza sostenute annualmente.
L'intento del legislatore era quello, apprezzabilissimo, di far emergere scialacqui di denari pubblici, sì da costringere gli amministratori locali a morigeratezza e rigore pena l'esposizione alla pubblica indignazione.
Così, per la prima volta, allegato al Bilancio consuntivo del Comune di Trieste, c'è anche il prospetto di quanto speso nel 2011 da palazzo Cheba per una serie di attività a corredo di quella istituzionale.
Credo farà piacere constatare che gli sprechi non fanno parte del dna degli amministratori del Comune di Trieste. Nè a destra, nè a sinistra. I costi sostenuti nel 2011 ammontano a circa 23mila euro, quasi tutti per obblighi morali o formali: cifra estremamente contenuta per una città capoluogo di Regione.
Però consentitemi di aggiungere una piccola medaglietta in più all'amministrazione di centrodestra in carica fino a maggio 2011. Perché in quei mesi il decreto con l'obbligo di evidenziazione delle spese di rappresentanza non esisteva ancora e nemmeno si poteva prevedere venisse emanato. Ma l'attenzione all'uso del denaro pubblico c'era. Comunque. Come ritengo che, sotto questo aspetto, ci sia anche ora. Indipendentemente dall'obbligo di pubblicizzarlo.
QUI SOTTO L'ELENCO COMPLETO DELLE SPESE DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE DI TRIESTE NELL'ANNO 2011.
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