Gentili amiche, cari amici, esimio professore e senatore
Gaetano Quagliariello,
consentitemi di condividere con voi l’emozione che provo nel
partecipare al Primo congresso del nostro Partito. Entrando ci siamo salutati
in tanti: voi oggi qui, alla Stazione Marittima di Trieste, non riempite solo
una sala. Riempite davvero il cuore.
Sen. Quagliariello, lei qui, in questa sala, non trova un
partito degli “ex”, di quelli che stanno insieme per un matrimonio combinato da
altri, vivendo da separati in casa, guardandosi in cagnesco.
Per usare l’azzeccata definizione del segretario Alfano, lei
a Trieste trova un “Popolo della Libertà al 100%”: unito nei valori, negli
ideali, nei programmi che ci accomunano in un’unica forza identitaria e
popolare, capillarmente radicata in tutte le componenti sociali del nostro
territorio.
Ma ancora 10 anni or sono, se ci fossimo incontrati a
Trieste, lei avrebbe potuto constatare come un PdL ante-litteram già era stato
fondato. Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno condiviso, dal 2001 al 2011,
l’esperienza di due mandati di governo del capoluogo regionale in un rapporto
coeso, sinergico, proficuo, teso alla politica del “fare”.
Quello riunito qui oggi è quindi un Partito fatto di persone
mature, consapevoli, lucide.
Noi ne siamo orgogliosi. Noi siamo orgogliosi del nostro
Popolo della Libertà.
Ma sappiamo anche che la costruzione di un grande Partito
non finisce mai. E sappiamo che mentre si sovrappongono i mattoni possono
manifestarsi difetti da correggere affinché la solidità del manufatto non venga
compromessa.
Chiediamoci perciò - e lo chiedo per primo a me stesso – se
davvero abbiamo sempre operato per coinvolgere iscritti ed elettori nelle
scelte politiche e programmatiche o se, invece, non siamo in qualche caso
scivolati nell’autoreferenzialità, riservando ad ambiti troppo esigui la
responsabilità delle decisioni.
Chiediamoci se davvero ci siamo avvalsi di tutte le
potenzialità intellettuali, umane, politiche di cui il nostro Partito dispone o
se invece abbiamo preferito talvolta rifugiarci in un comodo usato sicuro.
Chiediamoci quante volte sia prevalso il merito e quante,
invece, si è imposta la logica dei veti incrociati, dei personalismi destinati
a dividere anziché unire.
Chiediamoci ancora se debba continuare a essere
l’incompatibilità di legge l’unico limite per accedere e mantenere più cariche
elettive o se, invece, non sia opportuno che i perimetri vengano definiti con
regole interne più restrittive.
Non ho la presunzione di avere le risposte in tasca. Ma sono
fiducioso che il Coordinamento provinciale che oggi eleggeremo saprà affrontare
questi e altri temi con lo spirito della collegialità e della partecipazione
già auspicati dal segretario Alfano.
Presidente Quagliariello,
a Trieste nel 2012 non si vota per le amministrative.
L’abbiamo già fatto l’anno scorso, quando abbiamo sostenuto, lealmente e con
vigore, candidature imposteci da Roma.
Il territorio, in quella circostanza, non ha potuto
scegliere. E ora, dopo 10 anni di buon governo della città, siamo
all’opposizione.
Oggi però non siamo qui per recriminare, ma per guardare
avanti. Tuttavia, non possiamo esimerci dal rivolgere un appello affinché,
davvero, si faccia tesoro degli errori del recente passato.
Quando Trieste sceglie per Trieste, il Popolo della Libertà
vince. Siamo sempre stati disposti ad assumerci la responsabilità delle nostre
scelte e dei risultati conseguenti: vorremmo poter riprendere questa sana
abitudine.
Fra poco più di un anno le urne si apriranno in Friuli
Venezia Giulia per le elezioni Regionali.
Nel 2008 il PdL-Trieste è stato determinante per la vittoria
del presidente Renzo Tondo. Noi l’abbiamo appoggiato con lungimiranza da ben
prima dell’ufficializzazione della candidatura.
Nel 2013 vorremmo ripetere quel risultato. E vorrei che un
PdL riformato, rinnovato e rinvigorito possa venire investito dagli elettori
anche della responsabilità di governare l’Italia, dopo l’anomala parentesi del
governo Monti.
E’ doveroso riprendere con forza il percorso riformatore che
il presidente Berlusconi ha dovuto interrompere nel 2010, colpito da attacchi
di ogni tipo, senza precedenti nella storia della Repubblica.
Ma per farlo, per un PdL ancora protagonista e forza di
governo nella nostra Regione e in Italia, è necessario liberarci da pesi ormai
non più sostenibili.
Una mongolfiera si alza nel cielo solo quando è gonfiata dal
consenso e la zavorra viene lasciata a terra. E chi guida la mongolfiera del
Popolo della Libertà, a tutti i livelli, deve avere il coraggio di gettare dal
cestello i sacchetti aggrappati a bordo solo per impedirne il volo.
Troppo spesso abbiamo visto premiare chi ha lavorato per
distruggere. Così ritenendo - e clamorosamente sbagliando – di “comprare”
fedeltà e sostegno.
E troppo spesso abbiamo visto sottovalutare o perfino
snobbare lealtà, lavoro, capacità, passione, consenso.
Gli elettori si recuperano e si tengono vicini quando si
abbandona l’ambiguità, quando si riconoscono qualità e merito, quando le scelte
sono chiare e motivate.
Quando a ciò che si afferma seguono fatti coerenti.
Quando i cittadini riconoscono il lavoro svolto.
Ma perché lo possano fare c’è bisogno di un elemento
imprescindibile: che si lavori davvero.
Teniamone conto quando compiliamo le liste delle
candidature: gli elettori ci premieranno.
Presidente Quagliariello, amiche, amici,
io confermo, anche a nome di diversi iscritti, la mia
fiducia e il mio pieno supporto a Sandra Savino e a Piero Tononi.
Sono certo del loro impegno, anche nelle azioni che ho
appena delineato. E sono certo che riusciremo a far sì che i nostri elettori,
nuovamente motivati, possano di riconoscersi in un motto, liberamente
parafrasato dalla pubblicità di una nota marca di pasta Italiana:
Dove c’è Pidielle, c’è casa.
Grazie per la vostra attenzione. Paolo
Rovis
Fondamentale il richiamo alla forza identitaria e popolare a cui si collega anche la domanda che ci si pone sul necessario coinvolgimento di iscritti ed elettori e di tutte le potenzialità umane ed intellettuali che possono rinnovare e riformare il partito. Particolare sottolineatura quando dici che "gli elettori si recuperano e si tengono vicini quando si abbandona l’ambiguità". La strada è quella giusta.
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