“Tanghèri” professionisti delle scuole di ballo di Trieste e di tutta la regione ma anche da altre parti d’Italia e persino alcuni dall’Argentina, accanto e assieme ai “dilettanti” appassionati del genere e a chiunque vorrà liberamente cimentarsi in questa affascinante danza, ritmi “ad hoc” specialmente argentini proposti da “dj” specializzati in materia: sono questi i principali “ingredienti” e i protagonisti della manifestazione "CavanaTango" che farà convergere su Trieste, e su una delle sue piazze più antiche, in cinque successivi incontri, stuoli di amanti di un’”arte” che non è solo musica, canto e danza, ma anche una “filosofia” e un modo di interpretare la vita.
"CavanaTango", evento organizzato dall'Associazione Culturale cittadina “Per le vecchie strade” in collaborazione con l’Assessorato allo Sviluppo Economico e Turismo del Comune di Trieste, la Scuola di Danza “Annalisa Danze” e la Casa della Musica, con il contributo della Fondazione CRTrieste, è stato presentato in Comune alla presenza dell'Assessore Paolo Rovis, della presidente de "Per le Vecchie Strade", Dorina Forti, e di Miro Steffè di “Annalisa Danze”.
In definitiva, con i ritmi del “tango classico” argentino, degli Anni Venti-Quaranta, e il sentimento, passione e coinvolgimento che non mancheranno di esprimere, chiunque potrà ballare nella nuova “milonga” di Cavana, ma anche apprezzare meglio questo antico rione di Trieste.
Comunicato a cura di Fulvio Sabo, Ufficio Stampa del Comune di Trieste.
Una breve storia del tango Argentino.
Nell'800 Buenos Aires è la città dove “far fortuna”. Nonostante la durezza dei lavori disponibili, data la grande disponibilità di manodopera, i salari erano piuttosto miseri. Famiglie di Italiani, Francesi, Ungheresi, Ebrei e Slavi, cui presto si unirono schiavi liberati e Argentini della seconda e terza generazione, provenienti dalle pampas, convivevano in squallidi appartamenti in quartieri costruiti dal nulla, detti “Orilla”, creando una miscela unica e irripetibile di tradizioni etniche e culturali che è diventata l'ingrediente magico di un processo creativo.
Nei vicoli dell'Orilla, i nuovi Argentini condividevano un destino di disillusione disperazione, da cui ben presto emerse una speranza comune rappresentata da una volontà di fuga, sia pure soltanto momentanea, dall'oppressione, sentimento forte espresso in canzoni, cantate in “Lunfardo”, il dialetto degli emarginati, sorta di lingua comune fortemente influenzata dal Francese e dall'Italiano.
Le canzoni cantavano la tristezza delle persone, ma anche la loro felicità e le loro gioie. Cantavano la nostalgia e la distanza, ma anche le speranze e le aspirazioni. Cantavano la solitudine, ma anche la lealtà e la fratellanza nell'avversità. La canzone, come in tante altre parti del mondo, divenne la consolazione in musica dell'uomo. E la canzone richiede come suo completamento espressivo la danza ed è così che nei vicoli di Buenos Aires, è nato il tango.
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