3 mar 2009

Trieste Città d'Arte.

Qui sopra: Cesare Dell'Acqua, "La Proclamazione del Porto Franco di Trieste", a. 1855, olio su tela, collezione del Museo Revoltella di Trieste.


Con il voto ampiamente favorevole del Consiglio Comunale alla delibera che ho firmato assieme all'assessore alla Cultura Massimo Greco, Trieste è ufficialmente da ieri sera "Città d'Arte". Al momento l'unica riconosciuta come tale sull'intero territorio della Regione Friuli Venezia Giulia.

Ma perché proprio "Città d'Arte"?
La definizione non è una mia invenzione o un'etichetta suggestiva come "Porta d'Oriente", "Città Mitteleuropea" o altro.
Il Decreto legislativo 114/98, meglio noto come Decreto Bersani, stabilisce che le Regioni debbano individuare sul proprio territorio due tipologie di località, nelle quali non si applicano le restrizioni previste in tema di orari e giornate di apertura per le attività commerciali.
Queste sono le "località a prevalente economia turistica" e, appunto, le "città d'arte".

Tutte le Regioni italiane, chi prima, chi dopo, si sono adeguate alle disposizioni legislative nazionali individuando sul proprio territorio quelle località la cui economia dipende quasi esclusivamente dal turismo. Oltre a queste, hanno stilato anche l'elenco dell'altra tipologia di località: le città d'arte. Quelle cioè ricche di storia, architettura, patrimonio culturale e artistico, che attraggono visitatori lungo tutto l'arco dell'anno, nella cui economia il turismo riveste un ruolo importante pur senza essere prevalente. La nostra Regione, nei dieci anni trascorsi dal decreto Bersani, non si è mai adeguata alla legge nazionale. O meglio, l'ha fatto parzialmente soltanto con la legge 13, del novembre 2008, quando il legislatore del Friuli Venezia Giulia ha per la prima volta adempiuto per metà all'obbligo, fissando per legge due località a prevalente economia turistica: Grado e Lignano Sabbiadoro. Ancora una volta, però, non si è preso in considerazione l'altra tipologia: le città d'arte. Per la legge regionale, dunque, in Friuli Venezia Giulia non c'è alcuna località che possa fregiarsi di tale qualifica.

Ma allora, come fa il Comune di Trieste a definirsi "Città d'Arte", dal momento che la norma regionale non l'ha contemplato?
La risposta, forte e chiara, la fornisce l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nel suo parere AS480 del 20 ottobre 2008, dove afferma esplicitamente che "nel caso in cui le Regioni non abbiano adempiuto al compito loro attribuito dal Dlgs 114/98 art. 12, comma 3, spetta agli stessi Comuni il compito di accertare la caratteristica di città d'arte".
E' quanto abbiamo fatto ieri sera. Senza andare contro la legge regionale, riempiendo semplicemente un vuoto, come il Garante, Antonio Catricalà, ci invitava a fare.
La delibera è stata approvata a larghissima maggioranza con 31 voti favorevoli (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lista Civica Dipiazza, Partito Democratico, Cittadini per Trieste, Lista Autonomia e Giustizia), 3 voti contrari (UDC, DC per le Autonomie, Rifondazione Comunista) e 2 non partecipanti al voto (Lega Nord).

In pratica, però, a che cosa serve avere la qualifica di "Città d'Arte"?
E' molto importante, perché consente di poter richiedere finanziamenti specificamente destinati alla riqualificazione ed alla conservazione del patrimonio artistico e architettonico di Trieste, nonché al mantenimento delle attività commerciali ed artigianali del centro storico.

Un disegno di legge dal titolo "Istituzione dell'Albo delle città d'arte e del Fondo per le città d'arte" presentato recentemente al Senato della Repubblica dal senatore triestino Giulio Camber, ad esempio, prevede la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, dell'Albo delle Città d'Arte. Trieste, grazie al disegno di legge ed all'apposita delibera, potrà entrare automaticamente in tale Albo, assieme ai siti dichiarati patrimonio mondiale UNESCO. Le città presenti nell'Albo delle Città d'Arte possono richiedere finanziamenti dal Fondo ad esse dedicato, con priorità nell'assegnazione delle risorse per portare a compimento specifici interventi sul proprio territorio. Il disegno di legge del senatore Giulio Camber è stato sottoscritto anche dal senatore friulano Ferruccio Saro e da altri 11 senatori del PdL.

Questi, in sintesi, percorso e motivazione di una importante qualifica che la città di Trieste merita pienamente.

Con un ulteriore, piccolo ma non troppo, motivo di orgoglio: quello di aver fatto in modo che sia la stessa città di Trieste, attraverso il voto dei propri rappresentanti eletti, a compiere autonomamente una scelta importante per il proprio sviluppo turistico.

14 commenti:

  1. spero che si renda conto di come questa decisioen sia contraria agli interessi dei commercianti triestini e decida di rivederla.

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  2. Nessuna decisione è mai al 100% giusta o sbagliata. Questa è stata assunta da 31 Consiglieri comunali su 33 presenti, destra e sinistra insieme.
    Quello che so per certo è che, diversamente, sarebbero stati tutelati molto bene gli interessi dei commercianti sloveni, pronti ad accogliere gli acquirenti Triestini in massa.
    Così come si sarebbero susseguiti licenziamenti, specie di personale triestino part-time, in un momento economico che non mi pare dei più facili.

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  3. Egr. Assessore, per i fondi penso che il comune dovrà aspettare un bel po'. Spettano prima all'Abruzzo non crede? Per quanto riguarda la delibera la smetta di dire bugie o le crescerà il naso come Pinocchio. E' fatta su misura per i centri commerciali ed ipermercati.

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  4. Le statistiche parlano di 3 posti di lavoro persi nei negozi di prossimità per ogni posto creato nella GDO.
    in più i posti di lavoro persi sono spesso di titolari o di commessi che lavorano da molto tempo, e quindi con uno stipendio commisurato all'esperienza; i dipendenti della GDO sono viceversa assunti spesso con contratti atipici e con paghe che siano le più basse possibili.
    quale è la scelta migliore?

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  5. "Per quanto riguarda la delibera la smetta di dire bugie o le crescerà il naso come Pinocchio. E' fatta su misura per i centri commerciali ed ipermercati".

    E va bene, mi arrendo. E' vero, la delibera ha ben altri fini rispetto a quanto ho dichiarato finora. Che però non sono quelli di aiutare centri commerciali ed ipermercati.
    Molto più semplicemente lo scopo è dare la possibilità ad un anonimo di poter inveire sul mio blog.

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  6. La verità ti fa male... (Caterina Caselli)

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  7. Gentile assessore, premetto che non vi è una sola persona a scrivere.
    personalmente, a questo punto, vorrei capire:
    da quanto ho capito lei ha fatti riferimento all'articolo 12 della legge 31 marzo 1998, n. 114: "Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59"

    L' articolo recita:

    Art. 12.
    Comuni ad economia prevalentemente turistica e citta' d'arte
    1. Nei comuni ad economia prevalentemente turistica, nelle citta' d'arte o nelle zone del territorio dei medesimi, gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e di chiusura e possono derogare dall'obbligo di cui all'articolo 11, comma 4.

    2. Al fine di assicurare all'utenza, soprattutto nei periodi di maggiore afflusso turistico, idonei livelli di servizio e di informazione, le organizzazioni locali dei consumatori, delle imprese del commercio e del turismo e dei lavoratori dipendenti, possono definire accordi da sottoporre al sindaco per l'esercizio delle funzioni di cui all'articolo 36, comma 3, della legge 8 giugno 1990, n. 142.

    3. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, anche su proposta dei comuni interessati e sentite le organizzazioni dei consumatori, delle imprese del commercio e del turismo e dei lavoratori dipendenti, le regioni individuano i comuni ad economia prevalentemente turistica, le citta' d'arte o le zone del territorio dei medesimi e i periodi di maggiore afflusso turistico nei quali gli esercenti possono esercitare la facolta' di cui al comma 1.

    c'è altro? perchè l'articolo spiega come, entro un termine scaduto dieci anni fa, la regione, eventualmente sollecitata dal comune, avrebbe dovuto dichiarare la nostra "città d'arte".

    ora, il termine è scaduto, e, comunque, anche se non fosse vincolante, non mi risulta che tale dichiarazione sia poi stata fatta, non solo, la proposta del comune, oltre a non essere vincolante, andrebbe accompagnata da consultazioni fatte con le organizzazioni di categoria, passaggio che, anc'esso non mi risulta essersi attivato.
    Ancora, un principio giuridico recita che le leggi successive annullano le precedenti, ee la legge regionale sul commercio è di molto più recente. Non solo, l'articolo 117 della costituzione, nel testo entrato in vigore nel 2001 e tuttora vigente, prevede il commercio come ambito in cui la regione ha potestà legislativa assoluta, come dire che la legge nazionale non può essere invocata per derogare a norme regionali.

    quindi, mi pare, tutto è rimasto immutato, se un negozio fuori dal centro storico (dove limiti non vi erano già prima) dovesse aprire è destinato a beccarsi la muta di rito, oppure sbaglio? e se sbaglio, dove? non intendo accusare, voglio solo capire.

    poi aggiungo, la legge da lei citata, valida o no che sia, è una legge sul commercio. poi pare vi siano delle leggi sulle città d'arte in preparazione al senato, ma sono, a quanto so, proposte da Bondi, non da Scaiola o da Tremonti. immagino avranno ambiti e limitazioni specifici e diversi da quella da lei citata.
    ancora, I finanziamenti alle imprese sono, sempre ex art 117 della costituzione, di competenza regionale. Non mi pare che vi siano i presupposti, e se ve ne fossero, non credo potrebbero passare dalla definizione di città d'arte.

    per questo, e perché, se cambiasse qualcosa, la mia impressione è che sarebbe solo per due specifici centri commerciali.

    Ora, posso credere di essere male informato, ma altri riferimento nonne ho trovati, mi spiegherebbe lei come stanno le cose?

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  8. Guardi, mi fa piacere che Lei voglia capire e ne ha tutto il diritto.
    Però questo è un blog, non un sito istituzionale di approfondimento giuridico.
    Le risposte che chiede sono contenute nel testo della delibera approvata dal Consiglio comunale.
    È un atto pubblico, è stata esposta all'Albo pretorio per 15 giorni, in libera visione a tutti, come ogni delibera.
    Ora può richiederne copia al Comune, chiamando lo 040.6751.

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  9. beh, mico l'ho aperto io il blog. dal canto mio mi pareva di aver fatto una domanda semplice e di averlo fatto in modo educato.

    Mi stipiva che una delibera comunale, sulla base di una vecchia legge nazionale (vecchia nel senso precedente ad un cambio della costituzione che togliea la competenza in materia allo stato) potesse avere effetti in un ambito di competenza esclusiva regionale, e che lo facesse senza seguire le procedure previste dalla legge invocata.

    poi, se la risposta è "vatti ad informare", vedrò se ne avrò il tempo e la voglia. ma toglie un po' di interesse al blog.

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  10. comunque, vorrei chiarire una cosa, sono convinto che chi non faccia non sbagli, come dire che non sono scontento dell'operato suo e, in generale, dell'amministrazione della quale lei fa parte. Solo che sono poco più di 2000 anni che non nasce una persona in grado di non sbagliare. e quindi non mi stupisce che possiate fare pure voi qualche errore... e nemmeno mi stupirebbe di essere io nel torto.

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  11. Semplicemente l'assessore in questo caso non sa cosa rispondere!Deve forse consultare qualche avvocato prima di rispondere?

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  12. Muggia puo rientrare come città d'arte?

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  13. Ma certamente, appena il c.c. Free Time di Montedoro farà la sua richiesta al Comune di Muggia, anche Muggia diventerà città d'arte, poi sarà la volta di Monfalcone, Aiello del Friuli e così via... molto semplice, non serve avere opere d'arte, basta avere centri commerciali per dargli la possibilità di farli aprire 365 gg. all'anno!

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  14. @anonimo che si vuole informare.

    Lei ha fatto una domanda in modo educato e mi pare di averle dato una risposta altrettanto educata.
    Sugli errori ha ragione, così come in altra sede ho riconosciuto che nessuna decisione è mai giusta al 100%, ciascuna porta con sé positività e negatività.
    Si tratta di valutare la prevalenza di uno o dell'altro aspetto.
    Per quanto alla delibera, non voglio farle perdere tempo o voglia: se esce dall'anonimato e mi dà un indirizzo di posta elettronica gliela mando via email.

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