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TRIESTE, TERREMOTO IN COMUNE: COSOLINI SI DIMETTE!


Subentra provvisoriamente la presidente della Provincia. 
Elezioni anticipate ad agosto.
Una clausola occulta sulla sdemanializzazione di Porto Vecchio alla base della grave decisione.


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Trieste, 1 aprile 2015. Nei corridoi di Palazzo Cheba lo si sussurrava da tempo, ma la notizia arriva comunque inattesa: il sindaco Cosolini si dimette con un anno di anticipo sulla fine del mandato.

Lo ha comunicato stamattina l'ufficio stampa del Comune. "Oggi alle 15.30" - si legge sulla nota ufficiale - "il sindaco Cosolini si recherà in piazza Vittorio Veneto per rassegnare le proprie dimissioni nelle mani della presidente della Provincia, prof. Maria Teresa Bassa Poropat".

Sarà quest'ultima, come prevede la legge, ad assumere la guida anche del Comune di Trieste fino alle elezioni anticipate che si terranno ad agosto. Non è esclusa, secondo i bene informati, la candidatura proprio di Bassa Poropat al vertice del Municipio, anche in ragione del fatto che la Provincia verrà abolita nel 2016 e quindi la presidente dovrà sostituire l'attuale prestigioso incarico con un altro.

Non sono note le motivazioni del clamoroso gesto di Cosolini. Ma nel Partito Democratico più di qualcuno le collega al recente accordo con il Demanio sul passaggio di Porto Vecchio al Comune. Parrebbe infatti che in quell'occasione i funzionari statali siano stati espliciti: "Il Porto Vecchio non è nostro" - avrebbe affermato il dott. Gianfranco Pesce, direttore del Demanio Generale dello Stato - "lo gestivamo per conto degli Stati firmatari del Trattato di Pace. Pertanto, per averlo tutto per sé, il Comune deve pagare a USA, URSS, Gran Bretagna, Yugoslavia e a tutti gli altri il giusto controvalore dell'area".

Una inaspettata doccia fredda: nessuno conosceva questa clausola. Si parla di oltre quattro miliardi di dollari che, naturalmente, il Comune non possiede. E comunque nessun cambiavalute in città sarebbe in grado di convertire in euro una simile somma. 

Ma la legge parla chiaro: Porto Vecchio deve andare al Comune. E se non paga l'Ente, deve provvedere di tasca propria il suo legale rappresentante. Che è, appunto, il Sindaco. Da qui, presumibilmente, le dimissioni di Cosolini: per non intaccare i propri risparmi.


Il comunicato delle dimissioni di Cosolini sul sito del Comune.
Nessun commento da parte del senatore Russo, visto in città mentre si recava da Bischoff ad acquistare una cassa di champagne. Dalla Regione, la presidente Serracchiani ha fatto sapere, attraverso il suo portavoce, che rilascerà una dichiarazione nel corso della prossima puntata di Ballarò.

La notizia è stata accolta con cautela e scetticismo, invece, nel centrodestra triestino. A insospettire è l'orario scelto per le dimissioni. "Alle 15.30 in Provincia non c'è nessuno, è cosa notoria" riflette un consigliere di opposizione che vuole mantenere l'anonimato. "Quindi - continua la fonte - Cosolini potrebbe presentarsi al portone di via Galatti con la lettera di dimissioni in mano e trovare chiuso". Un po' come già accaduto con la famosa "Marcia su Porto Vecchio", quando il cancello d'ingresso non volle saperne di aprirsi.

Ma in tal caso, che succederebbe? Le dimissioni verrebbero rassegnate o no? E in che modo? 

"Non ci sarà alcun problema" - rassicurano nel PD - "se il Sindaco troverà chiuso in Provincia, tutto il partito correrà in suo soccorso per assicurarsi che il prezioso documento riceva la vidimazione ufficiale. Non lasceremo solo Cosolini, non vogliamo possa trascorrere momenti di incertezza che potrebbero fargli cambiare idea".

(Testo ironico-satirico)
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